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POESIE

bob





Papà perchè credi ?


Ricordi l'immagine sacrificale di un uomo in croce,

la corona di spine sanguinante,

il rosso sgorgare del costato,

le nobili parole.



Ricordi la gente in preghiera,

il pianto disperato di una madre,

il viso spaventato di un apostolo fedele

e di un altro che più volte ha rinnegato.



Ricordi le ire dei Pagani

le fosse come casa di preghiera,

le arene per potersi divertire,

l'immagine stampata su un lenzuolo.



Ricordi quanti scritti hanno lasciato

l'amore come fonte di sapere

di gente che non perde la speranza

di vivere e non solo per morire.



Ricordati e ricordalo per sempre

l'amore, l'amicizia e la preghiera

saranno sempre accanto alla tua vita

per vivere il tempo che rimane

e attendere l'eterno che ci viene.






Perdonami "del cuor non faccio vanto"
se sulla fredda panchina mi dileggio. ( A pietro).


A te, dottore, che mi hai strappato il cuore

e al posto suo hai trapiantato una puttana


perché, comunque, batte.


A te, uomo per bene,

che con galanteria mi hai lanciato una moneta

dentro l'occhio

lasciandomi a guardare solo la metà peggiore.


A te, prudente infermiera,

che nonostante il pigiama bucato

e il collo sporco

mi hai concesso un sorriso.


Io non volevo nulla

se non un buon bicchiere

ed un soffitto di stelle.


Volevo starmene così nell'immondizia

di un mondo a colori

nel via vai di una stupida stazione,

galera per pendolari,

luna park per noi barboni.


Morire su una fredda panchina

e risvegliarmi,

in un campo di fiori.


Correre a perdifiato

incontro al sogno

di una casa osteria,

con donne e vino.


Senza malinconia…


Non serve aureola per noi clochard

solo un ricordo

inciso sul cappello.


“Il giorno più bello”!





Disegno.

Il viale alberato è un quadro
in bianco e nero

il cane, di stoffa, perde spilli
tra le mani del bimbo rassegnato

la panchina di piombo
si scioglie sotto al grigio sole
ed i pedoni passeggiano
lungo la scacchiera della vita.

Una campana rompe il silenzio
e la monotonia.


Cambio filosofia…

Disegno solo bocche di carta
a voi colorarne il sorriso





Ogni tanto muoio.


Amico di pelle,

giocati la mia vita,

vesti la mia salma

con usi e costumi

del tuo amato popolo.


Raccontami, in preghiera, l'amore

quello che non si compra,

ma si costruisce.


Quello che dovrebbe muovere il mondo.


Alza al cielo le tue braccia e grida,

con la giusta rabbia,

con il giusto rammarico,

l'ultimo insulto al cielo.


Ringrazia chi, con la giusta saggezza

e con la poesia,

ti ha promesso

di vivere alla grande

in un idilliaco paradiso

con giovani fanciulle a farti aria…


Ringrazia chi ti ha promesso eterna vita

ed ha accompagnato il tuo dolore

come percorso obbligato

per ottenere il paradiso…


ed in cambio solo una cosa ti ha chiesto:


la disponibilità a morire.


Ora amico regalami

l'ultimo sorriso

ed aggiungimi

come nuovo adepto

al sacrificio

vivido nell'insieme,

ed eroico,

anche se illogico

nel modo di morire.


Di noi parleranno i giornali.

Scriveranno di vita, di guerra e d'amore

anche se nulla e dico nulla di tutto questo

conoscono…





Mi muore ancora... e vive.


Osservo in silenzio

il tuo recente passato…


scomparso, come per magia,

in una stanza d'ospedale.


T'accompagno,

verso uno spento giardino,

nella notte dormiente

di luna e stelle

che si scambiano desideri.



Allontano il dolore


l'odio che provavo per un mondo

che ritenevo morto

e senza soluzione.


Mano nella mano

lungo la via

del cuore

alla ricerca del sogno.


Ricordo poco di te

ma ti conservo


resta qualcosa

che non sa di morte

ma di resurrezione.



S'accende il giorno, al primo sole,

e vive nella luce la tua assenza

che coglie d'improvviso un mio sorriso.


Apro la finestra

respiro del mio e del tuo respiro.



Ti sento


E vivo.





Ore 7...


Comprendo il tuo sorriso,
e non confondo il tempo
che dedichi a ricercarti,
memore di sogni che racconti
e di verità che cerchi…


In fondo siamo simili
parliamo poco
e proiettiamo sul muro del ricordo
ologrammi di pensieri.

Viviamo seppur diversamente
di una vita semplice e sincera
nascosta dietro un lavoro
o ad una storia d'amore.

Frequentiamo un circolo
un bar
o la stessa piazza.

Come tanti lottiamo per un ideale
plasmati da una società venale
che c'intravede appena
nelle luci e nei colori
di sgargianti vetrine.

Proiettati in una linea ferroviaria
retta e precisa
dove è impossibile sbagliare traiettoria
o uscire dal luogo comune.

Noi

Che c'incontriamo tutte le mattine
sullo stesso treno
con lo stesso sorriso
e in fondo non ci conosciamo.


Noi e la nostra Milano…




Faccia di carta.

Faccia di carta,
bruciato all'indirizzo di vita e
bucato come una gomma, stanca,
da un ago di pino.

Idolatrato dal giovane aguzzino,
risorto per noia,
in una camera a gas
ed evidenziato da uno stemma coloniale
in un sepolcro fiorito.

Umido il suo ambiente
come catacomba
di preghiere atee
in un conflitto interiore.

Addobbato, come albero natalizio,
per meriti di guerra
vinta e persa nello stesso istante.

Ladro di sorrisi
rubati a bimbi adulti,
cresciuti in una terra grezza
di lavoratori instancabili ed affidabili
generati da uranio impoverito
ma notoriamente ricco.

Cancro radicato
nel marciume totale delle tue lacrime,
cadute sul campo di grano,
concentramento di poveri relitti
dove ricercare un tesoro
od un saluto.

A mano aperta e chiusa,
per non sbagliare mai,
per essere sempre il primo
in un mondo di secondi e terzi incomodi
che vivono il tanto che basta
per non morire soli.





Natale.


Ubriacato da idilliaci eventi

circondato da eterei sorrisi

sul cuore di un umile pastore

un bimbo piange…

Tra fronde di stelle cadenti

profumi d'incenso e di mirra

risplende il candore

l'enigma interiore

l'impronta del vecchio che muore…

Sorride la gente di festa vestita

La vita più volte ferita…

E' Natale il giorno più bello

forse non solo per me

ma anche per il bue e l'asinello.




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9 Agosto 2006
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