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POESIE

Massimo Botturi




VESTITA DI BIANCO NUVOLA


Tenebro color di foglie vive
S'ammatura per la siepe, e un sole scandaloso

S'immerge come un remo che scosta il mare d'ombra


Un calice colmo d'oro, la rosa, tra la rete e la lavanda in lustro

Come se madre flora reggesse un seno pronto

Tra il ciglio di seta notte e ruvida bocca d'alba


Lo schiaffo del mattino è il fischio locomotore, oltre la cinta d'acqua

Il nastro che divide sortite di campanile

Dal lento dormire naufrago


Di noi

Sepolti ancora

Nel cielo di un dì di festa


Si narra del mio amore nel ventre di questo tetto

Nei fogli scuciti a ottobre

Caduti dalla vite sui passi di pietre fini


Si narra del prolungare il piacere più fatale

Di perdere la strada verso città di vetro

Per rimanerti accanto


A vegliare, come un tordo, la tua figura seme

Spuntata dalla terra con veste di bianco nuvola

E federa ricamata, corona di miglio in capo







QUANDO VERRO’ A TROVARTI

Quando verrò a trovarti, busserò ai legni delle piroghe
Romperò i vetri
Come un ladro notturno
Venuto a rubare ciò che fu mio

Tu, metti la schiena, fiduciosa e tranquilla
Nella mia mano
Fai come quando s'impara il cammino
Usa i ginocchi, le rughe del pianto

Usa le cose più tristi che hai
E battimi il cuore, coi pugni
Mordimi, come se un frutto non pronto
Ti fosse offerto dopo il digiuno

Sii avida in seno, e avara negli occhi
Voltati sempre se cerco nel lago il riflesso di me
Se tocco il narciso
Con sole parole

Flettiti come il canneto
Prenditi il vizio di amarmi quel poco che si degna ai ricordi
All'ospite in fuga
Col piede già fuori, sul pianerottolo della paura

Permettimi solo una coppa di rose
Un giglio all'orecchio
E poi, una scintilla
Brucia quest'attimo appena passato

Esci per strada, chiama Teresa
O una gatta che stenda tutte le fusa
Tra i piedi tuoi stanchi
Raccontami ancora del viaggio tra i persi

Ma pensami solo
Lontano da dentro, che scendo da un treno
Con un taccuino
Pieno di te




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9 Agosto 2006
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