Circolo Culturale il Gattopardo

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RACCONTI
due calzini
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PER UN DIO CONTADINO E PER JOELLE

Oggi Dio è un gran bel signore apparentemente distratto, a passeggio per il mondo, un piede a oriente e uno ad occidente e tanto mare che gli passa tra le gambe.
A bordo del mare stanno petroliere e rimorchiatori, gommoni clandestini e navi guerriere coi cannoni, crociere di gente allegra che va a svernare e guarda il mare dagli oblò e gente disperata appesa alle murate di certe barchette di cartavelina che viene a cercarsi un inverno con la neve e di neve non ne aveva vista mai.
Dio fa finta di non guardare, apre e chiude l'ombrello della notte e non vuole essere visto da nessuno, quando, furtivo e nonchalante, si lascia cadere angeli come briciole da quelle mani mai stanche di seminare.
Dio è un seminatore con le mani bucate, angeli cadono su Roma e su Bisanzio, altri cascano invece dove non si dovrebbe e subito Dio se li riprende, sporchi di sangue, miele e coltellate, ancora vivi. A Baghdad come a Erba, è lo stesso.
Strani solchi sono questi che abitiamo, dove come semi persi si viene non per maturare; casomai si viene a morire per un po', credendo di esser vivi, quasi in attesa che ci si venga presto a riprendere, come alla fine di un giorno di scuola.
Nel frattempo noi ci si incammina al futuro per com'è e ci si sporca l'anima di terra, confetti e sangue, facendo finta che sia quella fratellanza e sia quello il saper stare al mondo e stare in piedi, perfino fieramente.
Dio intanto avanza, come un vecchio contadino che sa il passo e la frequenza, con le sue grandi mani piene di angeli e bucate di chiodi: da lì cascano i nuovi arrivati, a far da ponti fra il passato e un presente circolare.
Oggi dalle quelle mani bucate e contadine è arrivata Joelle, un fardello di due chili e otto, si è fatta largo a cazzotti fra l'est e l'ovest, fra il sud e il nord, secondo una geografia che sa solo lei.
Ha gattonato tra le spine di membra dolenti e incongruenti, cercando la luce del giorno, filtrandosi l'aria con una cannuccia corta corta fra i denti, segnandosi la strada con le unghie per arrivare ad affacciarsi alla vita, alla quale sembrava perfino impossibile potesse accedere.
Però il Contadino sa dove getta i suoi semi e sa come farli germogliare, se vuole e quando vuole: perfino dove non si potrebbe. Appena nata Joelle ha già il grande compito, negato ai saggi e ai potenti, di farsi ponte fra chiese e moschee, tra credenti e miscredenti. E viene a interrogare.
E mentre il mondo già le sorride perfino un po' invadente, da qualche parte, da oriente ad occidente e da sud a nord, lontano dai microfoni qualcuno muore a causa di certe coordinate maldestre o assassine o per raggiunti limiti di età.
Dio intanto guarda le barche tra i suoi piedi enormi andar per mare in lungo e in largo, chi a disperare e chi a commerciare; e sta seminando ancora, tra i colpi di cannone e le bandiere, fra i turisti della vita e i clandestini, fra chi nuota e chi, non visto, annega.
So che lui lesto i caduti di questa corsa infinita li afferra al volo e se li rimette in tasca, come fossero i soldini di un riscatto dovuto per ogni nuova vita che viene.
Altri angeli intanto cadono e si seminano e altri ancora vanno a cadere tra le spine del mondo, per tutti i secoli dei secoli, che sembra stiano sempre per finire domattina e invece viene sempre un'altra sera e un'altra possibilità.
Strano contadino chi semina anche in inverno e raccoglie quando crede.
Ma tu Joelle, piccolo ponte teso tra vita, morte e miracoli, sii la benvenuta in questo universo che non si schiude mai e a cui nessuno quasi più crede. Mamme, nonne e bisnonne cuciranno e spiegheranno. Gli uomini: di guardia sulla porta di questa prigione di aria, di stelle e di tempo, finchè tempo ci sarà.

Intanto oggi è già quasi primavera, il mondo è meno freddo e ti vede.


(26 gennaio 2007)







LEZIONI DI FISICA

L'amore era nell'aria, fluttuava con lui e gli sembrò subito una carezza caldissima. Contrastava molto col gelo che gli si era fatto dentro e se lo sentiva addosso mentre l'aria gli gonfiava già i vestiti. Si sentì Icaro senz'ali e pensò che c'è una grande differenza fra un uomo e una meteora, come fra un normale abito blu e un paracadute. In mano stringeva cinquanta grani di vane consolazioni.

La vita lo sorprese allora, mentre gli si mostrava in tutta la sua maestà nei pochi istanti che mancavano all'impatto: sfiorò un nido di merli e ci vide gli implumi dentro, si senti accarezzare il volto dalle foglie degli alberi, vide perfino un ragazzo e una ragazza che si baciavano su un balcone.

Vide il volo inesatto di un moscone e quello irregolare di una farfalla e perse tempo a domandarsi per quale misterioso mistero della fisica quei piccoli capolavori della natura sapessero vincere la forza di gravità, se li spingessero solidi muscoli o la sola ispirazione del volo e se le farfalle avessero memoria della loro precedente bruttezza. Dialogò un istante con gli incuriositi piccioni del cornicione.

Vide panni stesi orgogliosamente al sole nei cortili e il consueto formicolare degli uomini che vengono e vanno per costruire la realtà.

Vide cose che aveva sempre visto e dalla sua ribalta luccicante non aveva considerato mai e che ora gli mancavano già.
Vide anche che nel sole cose e persone sembrano vivere nient'altro che per allegria.E c'era amore nell'aria.

Lui la vita l'aveva presa a calci e ora le tirava un ultimo rigore contro, pensò che l'aveva poco amata senza averla veramente conosciuta: la fame di gloria se lo portava con una maglia a strisce in giro per il mondo. E fu una stella, ma il prezzo?

Non c'era più il tempo di fare conti, la velocità del pensiero non supera l'accelerazione di gravità, qualcuno lo spiegò a Newton che le mele non pensano? Cadono e basta.

La terra era vicina e con essa la sconfitta eterna.

Ma l'amore era nell'aria e volle sostenerlo, dargli il tempo di volare davvero, concedergli i supplementari.

A un metro dal suolo rallentò: rigore parato, cominciava la partita vera. Dissero che andò in coma, ma Gianluca stava solo sognando più forte le cose che avrebbe voluto fare da lì in poi.

L'amore era nell'aria e quella mattina lo accarezzò soltanto.





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9 Agosto 2006
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