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Guglielmo Tocco

Le Poesie
di Guglielmo Tocco





I TEMPLARI


NUOVO SCHEMA 

Preambolo 


Dopo tutti gli effetti speciali ed i giuochi d'artificio degli ultimi anni attorno ai Templari, credo sia difficile per chiunque affrontare un discorso su di loro attenendosi rigorosamente alla storia documentata, ai fatti, come si dice. Per di più, chi si accinge a tanto lo fa in preda all'angoscia: Quanti, dopo avere sentito parlare di Santo Graal, di Sacra Sindone, di Arca dell'Alleanza, saranno disposti a sentir parlare di vicende umane, terrene, per di più lontane nel tempo e senza protagonisti dal profilo chiaro, definito, facile da ricordare?”
E tuttavia questa operazione è necessaria.
Bisogna presentare i Templari come si fa sempre quando si affronta un argomento storico, sia che esso tratti di una persona, di una comunità, piccola o grande che sia, di una vicenda: cioè bisogna mostrare i confini entro cui il personaggio, la vicenda o la comunità in oggetto si sono sviluppati, cioè tempi, luoghi, ambito nel quale ha agito, condizioni politiche, economiche, culturali e sociali in cui si muovevano.
Ma quando si prova a fare questa operazione apparentemente semplice con i Templari tutto diventa molto complicato.
La storia dei Cavalieri Templari sembra volere sempre scavalcare i limiti del tempo, dello spazio e della definizione dell'attività o delle attività svolte. È come qualcosa di incomprimibile, qualcosa che ogni volta che credi che stai padroneggiando, ti sfuggisse di mano e ti costringesse a riprenderla daccapo.
Cerchiamo di parlare dei fatti e su di essi man mano ragioniamo.

Quadro storico, sociale, religioso

Le origini dei Templari si fanno risalire al 1118-1119, quando un gruppetto di nobili francesi (pare nove), guidati da Hugue de Payns, si presentò al re di Gerusalemme Baldovino II come Cavalieri al servizio dei cristiani in pellegrinaggio in Terra Santa

Il quadro politico, culturale e religioso entro cui accadeva tutto ciò era il seguente.
Fino all'XI secolo, cioè fino a quando Gerusalemme era stata sotto il dominio arabo, il flusso dei fedeli europei verso il Santo Sepolcro non subì mai grossi contrasti. Quando la Palestina e la Siria furono conquistate, tra il 1050 ed il 1090, dai Turchi Selgiucidi, un popolo di origine mongola convertitosi da poco all'islamismo, questi sottoposero i pellegrini cristiani a vessazioni di ogni tipo, dagli atti di violenza ai dazi più esosi. Il pellegrinaggio in terra Santa diventò difficilissimo per tutti, ma per i meno abbienti divenne del tutto impossibile.
Da questa condizione sorse l'idea che i luoghi dove Gesù Cristo nacque, visse, morì e fu sepolto dovevano essere liberati dagli infedeli.
La Chiesa aveva subito, proprio in quegli anni (1054) lo Scisma d'Oriente. Era quindi tutta protesa a tenere alto il proprio prestigio, anche politico, in Europa e a presidiare con una forte presenza i confini dell'area della propria influenza. En passant, ricordo che è di quegli anni l'autorizzazione papale di conquista della Sicilia da parte dei Normanni con il patto che Ruggero d'Altavilla reinsediasse un certo numero di Vescovi laddove i musulmani dominavano da due secoli.
Nel corso del Concilio di Clermont, nel 1095, il papa Urbano II espose un piano per liberare i Luoghi Santi. Con parole di fuoco scosse re, nobili e popolani incitandoli alla missione che avrebbe salvato l'onore della cristianità intera, ma avrebbe anche procurato un buon viatico per il paradiso per i singoli combattenti.
Il 15 agosto del 1096 ebbe inizio la spedizione militare che in seguito sarà ricordata come la prima Crociata. Vi presero parte Goffredo di Buglione, che di fatto ne fu il capo, il conte Ugo di Vermandois, il conte Raimondo di Tolosa, Baldovino di Fiandra, il Duca Roberto di Normandia.

Tre anni dopo, il 14 luglio del 1099, dopo varie vicissitudini, Gerusalemme fu conquistata dai crociati.
Ma se era stato risolto (benché parzialmente e temporaneamente) il problema dei luoghi sacri, lo stesso non può dirsi per i pericoli di quei viaggi lunghissimi ed attraverso territori non civilizzati.

I Templari dell'origine

I nove Cavalieri riunitisi attorno ad Ugo di Payenes decisero di dedicare la propria vita alla difesa e alla salvaguardia dei pellegrini in viaggio verso i luoghi sacri.
Assunsero il nome di “Soldati poveri di Cristo” e diedero vita ad una delle storie più affascinanti e avventurose dell'ultimo millennio.
Come detto, la storia corrente ne fissa l'origine nell'anno 118 e individua nel francese Ugo di Payenes (da altre fonti riportato come de Payns o de Paganis) il primo dei nove cavalieri. Ma stiamo parlando dei Templari, per cui altre versioni sono quasi d'obbligo.
Uno studioso italiano, Domenico Rotundo, sostiene cose diverse. Nel suo libro "Templari, Misteri e Cattedrali" pubblica una lettera che il cavaliere Ugo dei Pagani, figlio di Pagano dei Pagani di Nocera, scrisse nel 1103 da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarelli di Rossano Calabro per comunicargli la morte di suo figlio Alessandro. La lettera originale era scritta in latino, sostiene il Rotundo, ma la famiglia Amarelli ne fece una volgarizzazione regolarmente autenticata. Ecco il testo della lettera
"Molto magnifico signor zio padre osservantíssimo.
Dopo che gionsimo qua in Hierusalem io et Alessandro vostro figlio e mio cordialissimo fratello con li altri Genthilomini nostri compagni, tra dieci ch'eramo io et Alessandro fummo eletti che andassimo a baciar la mano et far riverenza alla Maestà del Re Balduino con condolerci della morte del sig. Duca Goffredo suo fratello et avendoli raggionato della nostra ferma deliberatione di havere a guardare et far sicuri tutti quelli passi per dove li fedeli Christiani veneno a visitare lo Santo Sepolchro, et che sempre da assassini infedeli molestati et che da noi gentilhomini d'honore per l'amore di Nostro Signore Gesù promettemo d'osservare con voto di voler morire in ogni modo che mancare di farlo e tanto più che molti altri dei nostri concorrono a detta difesa. Da Sua Maestà fummo assai lodati et con abbracciamenti come veri figliuoli licentiati…”
In un colpo solo, quindi Rotundo ci mette di fronte due altre possibilità: 1) l'epopea dei Templari ebbe inizio quindici anni prima di quello che sostengono le fonti ufficiali; 2) il loro capo era italiano ed i francesi successivamente se lo “accaparrarono” facendolo passare per francese con una semplice corruzione del nome.
Al di là, comunque, della veridicità della lettera, in essa è contenuta la descrizione più precisa e struggente che si sia mai fatta del voto dei Templari: nostra ferma deliberatione di havere a guardare et far sicuri tutti quelli passi per dove li fedeli Christiani veneno a visitare lo Santo Sepolchro. Basta questo perché Domenico Rotunno abbia la nostra gratitudine.
Ma riprendiamo la storia secondo date e nomi delle fonti maggioritarie, quindi a partire dal 1118.
Nel giro di pochi anni accaddero due fatti che si rivelarono decisive per la vita dei Cavalieri Poveri.
La prima riguardò la sede ed il nome stesso dell'ordine: il Re, che fino ad allora li aveva ospitati in un'ala del palazzo reale costruito sulla spianata del Tempio di Salomone, si trasferì nella Torre di David e cedette loro l'intero Palazzo, il che, oltre a rappresentare un formidabile attestato di fiducia e di riconoscenza, determinò pure la definitiva denominazione dell'ordine in “Poveri soldati di Cristo e del Tempio di Salomone”.
Questo avvenimento risulterà in futuro particolarmente importante perché il Tempio di Salomone è “sospettato” di essere uno dei possibili nascondigli del Santo Graal e dell'Arca dell'Alleanza. Da qua, quindi, tutte le congetture sulla loro presunta “autentica” missione (quella di trovare i due più grandi tesori che il mondo cristiano abbia mai immaginato) e tutte le leggende che fino ad oggi rendono il loro nome così popolare.

Il secondo fatto decisivo (molto più del primo, secondo me) è quello che accadde nel 1129, nel Concilio di Troyes, su forte iniziativa dell'abate di Clearveau, in seguito divenuto San Bernardo di Chiaravalle: l'Ordine Cavalleresco dei Cavalieri Templari divenne anche ordine Monastico.
Questo comportò una necessità: quella di trovare una giustificazione alla possibilità, per niente remota, che un monaco uccidesse un essere umano. Nella bolla che istituiva il nuovo ordine si precisò che Il Cavaliere poi, posso affermarlo, uccide sicuro e muore più sicuro ancora: giova a se stesso quando muore, a Cristo quando uccide. Non è infatti senza ragione che porta la spada: egli è ministro di Dio in punizione dei malvagi e in lode dei buoni. Quando uccide il malvagio egli non è “omicida”, ma – per così dire – “malicida”, ed è stimato senza dubbio vindice di Cristo su quelli che fanno il male a difensore dei cristiani.
A questo punto la loro battaglia appariva come battaglia che andava ben oltre la difesa dei pellegrini: era, la battaglia del bene contro il male. Ora i Templari rappresentavano l'intera cristianità ed un sostegno fornito a loro diventava un sostegno a difesa della cristianità. Da quel momento gli arruolamenti e le donazioni si moltiplicarono.
Eppure in questi primi anni di esistenza non avevano lasciato traccia di imprese memorabili, almeno nell'ambito della loro attività primaria di cavalieri combattenti. Insomma, pare evidente una certa sperequazione tra meriti acquisiti sul campo e riconoscementi ottenuti dai poteri forti dell'epoca.
Secondo talune fonti, addirittura, i nove cavalieri in questo periodo non misero mai il naso fuori dal Palazzo, dentro il quale, invece, svolsero dei lavori non ben definiti. I sostenitori della tesi che la missione di combattere era solo una copertura trovano un buon argomento a loro favore nei misteri e nei dubbi che circondano questi primi anni della vicenda Templare.

Un'altra Storia

Dopo il Concilio di Troyes la storia dei Templari si fa più chiara, è più ricca di vicende documentate, ma anche più complessa.
Grazie a questa approvazione ecclesiastica ufficiale, il prestigio dell'Ordine del Tempio crebbe vertiginosamente e con esso la potenza e la ricchezza dell'Ordine. I cadetti delle famiglie nobili facevano a gara per entrare nell'Ordine, sia per la loro sistemazione (non essendo i primogeniti avevano ben pochi diritti in famiglia) sia per creare un baluardo cristiano in Terrasanta; mentre da ogni strato sociale giungevano elargizioni e donazioni, dal momento che partecipare anche solo con il finanziamento alla guerra santa quasi equivaleva a parteciparvi direttamente e godere dei benefici per l'anima che la chiesa prometteva senza risparmio. Nel 1139, poi, papa Innocenzo II, con la bolla "Omne datum optimum", concesse all'Ordine la totale indipendenza, compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre alla direttiva secondo la quale l'Ordine non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che direttamente al Papa.
Dal Concilio di Troyes alla caduta dell'ultimo presidio cristiano in terra Santa (San Giovanni d'Acri, 1291), possiamo dire che i Templari, pur con la veste e la regola di vita monasticche, svolsero con impegno pieno tre attività: quella militare, quella imprenditoriale e quella bancaria.

L'Attività militare

Il bilancio complessivo della presenza militare dei Templari in Terrasanta è senz'altro positivo e costellato da gesta eroiche.
Non raramente entrarono in contrasto con gli altri ordini monastico-cavallereschi presenti sul territorio, come gli Ospedalieri di San Giovanni o i Cavalieri Teutonici, con il re di Gerusalemme, con i baroni franchi, con i Crociati appena arrivati dall'Occidente.
E bisogna anche dire che alcuni comportamenti non hanno suscitato giudizi favorevoli né tra i loro contemporanei né tra gli storici di oggi.
Tuttavia vanno ricordati la valorosa difesa della città di Teqoa, nel 1138; il contributo dato alla seconda crociate, nel 1148; l'attacco ad Ascalona, dove lasciarono sul terreno 40 Cavalieri, nel

1153; l'apporto dato alla vittoria sul Saladino nel 1177 e molte altre gesta eroiche ma di importanza relativa.
C'è da dire che la “Regola” scritta per loro da Bernardo di Clearveaux conteneva preziose indicazioni anche per l'addestramento, l'alimentazione, il comportamento in battaglia, cosicchè in un momento storico e in un teatro di guerra dove si combatteva in modo disordinato, e dove c'era molto spazio per le sortite individuali e per l'estro e gli umori dei combattenti, la forza organizzata e le azioni preordinate e sempre coordinate dei Cavalieri Templari spesso fecero la differenza.
Alla fine, quindi, anche i Templari, come tutti i cristiani tornarono sconfitti, e come si sa, gli atti eroici che non servono alla vittoria rivestono un'importana relativa.
Furono impegnati anche alla “reconquista” delle terre di Spagna e di Portogallo occupate dai Mori, ma anche là furono piuttosto forza di “complemento” relativamente incidente.
Nel 1291, con la caduta di San Giovanni d'Acri, la capitale del Regno di Gerusalemme, la storia militare dei Templari si concluse del tutto.

L'attività imprenditoriale

Certamente i risultati ottenuti nella conduzione e nell'organizzazione agricola furono superiori a quelli ottenuti nell'ambito militare. I templari favorirono l'espansione dei terreni coltivati in Europa ed introdussero tecniche e sistemi di lavorazione spesso fortemente innovativi. Presso i contemporanei si guadagnarono spesso l'accusa di avarizia per la tenace difesa del proprio patrimonio. In realtà furono innovatori e addirittura rivoluzionari nel rapporto modernissimo, oggi diremmo da imprenditori abili e determinati, con i beni di produzione (terreni, allevamenti, fiumi, pantani e paludi)
Le aziende agrarie dei templari si chiamavano casali, grange, masserie.
Gli appezzamenti di piccole dimensioni venivano dati in concessione a contadini del luogo, quelli più estesi, dove era possibile sviluppare un progetto agrario ben definito, venivano gestiti direttamente. La manodopera era fornita dai membri più umili dell'ordine e da servi, spesso provenienti proprio dal Medio Oriente. Le produzioni agricole più diffuse erano quelle dei cereali, della vite, dei legumi, cioè di quei prodotti che meglio si prestavano al trasporto verso la Terra Santa o al commercio nella stessa Europa. Grande attenzione veniva prestata alle produzioni “regionali”, quelle, cioè per cui i terreni da loro coltivati avevano particolare vocazione.
La grande novità fu il rapporto tra produzione e richiesta: fino ad allora in un fondo si produceva quello che quel fondo era in grado di dare. I templari, invece, facendo parte di una grande comunità insediata in tutta Europa e in medio oriente, erano in grado di programmare in ogni azienda quella produzione che si sapeva già sarebbe stata utile in futuro. Insomma, stiamo parlando di mercato e di pianificazione. All'epoca questo fu rivoluzionario.
Una delle voci più importanti nel bilancio delle aziende agricole templari era quella relativa ai prodotti dell'allevamento di bestiame. Allevavano tutto ciò che era possibile allevare: bovini da carne, da latte e da lavoro, ovini da carne, da latte e da lana, equini da lavoro, da trasporto e per il combattimento, pollame da carne e da uova, suini, ma in ossequio alla pianificazione, la scelta delle quantità, delle specie e delle aziende dove allevare teneva conto della richiesta e del luogo di destinazione.
Prima citavo anche fiumi e paludi. E non per caso. Cominciarono a praticare la piscicultura in acqua dolce già in Terra Santa, anche se le condizioni in quei luoghi non erano quelle ideali per questo tipo di attività, per necessità, diciamo così, dietetiche. Nella Regola scritta appositamente per loro da San Bernardo era prevista anche una dieta che tenesse conto sia delle esigenze alimentari di cavalieri combattenti che dovevano essere forti e in piena forma, sia delle condizioni climatiche, cosicché nella vasta sezione dedicata all'alimentazione era fatto divieto di cibarsi di carne di maiale e di selvaggina, mentre l'uso della carne non grassa era consentito solo quattro volte alla settimana. Sui legumi e sui cereali non c'erano altri vincoli che quelli che impedivano gli eccessi.

Ma c'era il problema della Quaresima (quella che tutti conosciamo) e della Piccola Quaresima (che tanto piccola non era, dovendosi osservare dal giorno di Ognissanti fino a Natale). In questi periodi la carne andava sostituita dal pesce. Come accade anche ai nostri tempi, però, il mare non dava certezze. Problemi di ordine meteorologico o, a volte, l'eccessiva distanza dal mare, potevano far saltare una dieta che, oltre che imposta dalla Regola, risultava anche generosa nei risultati. Ecco che allora, pur nella penuria di fiumi, pantani, laghetti o paludi, i nostri eroi si dovettero industriare ad allevare il pesce d'acqua dolce. Il pescato aveva anche il vantaggio di potersi conservare vivo per qualche giorno in grandi recipienti e così essere trasportato in luoghi anche lontani, sia per essere consumato subito che per essere conservato in grandi recipienti d'acqua.
Acquisita la necessaria esperienza, ci volle poco per capire che potevano creare delle peschiere anche in Europa, dove le condizioni erano più favorevoli, sia per spedire il pesce fresco in Terra Santa sia
In Sicilia, a Lentini, le loro opere idrauliche e le loro tecniche di pesca si sono conservate per secoli.
Essi avevano avuto in concessione, da parte del Conte Reginaldo da Modica, il fiume Lentini (ora nominato San Leonardo), il quale, nel tratto finale, si snodava in un'area depressa al punto che in autunno e in inverno dava vita alla formazione di ampli pantani. Qui le loro maestranze costruivano delle dighe di legno stagionali in modo da restringere e controllare al meglio l'area e influire sulle condizioni igieniche e sulle modalità di pesca.
Forti di questa nuova esperienza chiesero, stavolta direttamente a Federico II, la concessione del cosiddetto Lago d'Ercole, in realtà una piccola palude su cui costruirono un lago artificiale di notevole importanza mediante dighe, portando la sua superficie iniziale di circa 40 ettari ad una finale di oltre 80 e costruirono un semplice ma ingegnoso sistema di pesca chiamato “le morti”. Esso si basava su un sustema di chiuse da cui fuoriusciva l'acqua e il pesce in essa contenuto; proprio allo sbocco della chiusa era sistemata una sorta di griglia fatta di canna, dalla quale l'acqua scendeva giù lasciando imprigionato solo il pesce. All'istante il pescato veniva gettato nei contenitori pieni d'acqua che servivano per la conservazione e per il trasporto.
Quel lago fu ulteriormente ingrandito nel XVIII secolo e poi prosciugato a metà del secolo scorso. Questo sistema di pesca è stato utilizzato per oltre sette secoli, fino al prosciugamento del lago.
Una potenza economica di tale fatta non poteva mancare di fornirsi di una flotta navale in grado di soddisfare l'esigenza di trasferimenti di uomini, cavalli, derrate. Anche in questo furono bravissimi. La loro flotta non solo riusciva a soddisfare le loro esigenze, per un certo periodo fu molto richiesta anche da terzi perché più affidabile sia sotto il profilo della navigazione che sotto quello della sicurezza in relazione agli attacchi non infrequenti di pirati e musulmani.

L'attività bancaria

I Templari, attraverso le donazioni e i buon i frutti che da essi sapevano trarre, riuscirono ad accumulare ricchezze inimmaginabili. Ben presto affinarono le capacità per creare altra ricchezza da quella che avevano accumulato. La grande liquidità che avevano a disposizione non poteva che essere impiegata in attività bancarie. Questa è materia molto complicata e non facile da apprendere e da praticare, ma essi riuscirono ad eccellere anche in questo campo.
I servizi che prestavano erano soprattutto di quattro categorie: -deposito tributi e somme di denaro di un principe votatosi alla Crociata -Trasferimento in Terra Santa di dette somme -riscossione delle decime pontificie per le crociate -prestiti a principi o nobili, che motivassero tale bisogno di denaro con pii motivi. A loro è dovuta anche l'invenzione dell'assegno o della lettera di cambio: per esempio i pellegrini che si volevano recare in TerraSanta, ma avevano paura di essere rapinati, potevano lasciare il loro denaro in una qualsiasi magione templare e ricevere una quietanza di riscossione; all'arrivo in Terra Santa portavano la quietanza nella magione e tornavano in possesso della somma di denaro lasciata prima della loro partenza.

Un'attività creditizia che ebbe una certa importanza anche nello sviluppo economico di molte regioni fu il prestito che concedevano ai contadini per affrontare l'annata agraria. Insomma, una sorta di Cassa Rurale ante litteram.
Per i loro servizi non potevano chiedere interessi, in quanto proibito dalla Chiesa, ma avevano studiato un sistema complesso e nello stesso tempo efficacissimo che giocava sui cambi tra le moltitudini di monete in corso in Europa e in Terrasanta. Ai piccoli contadini, in cambio dei prestiti si limitavano a chiedere contributi in natura: animali, derrate alimentari, lavori nei fondi templari.
Man mano che passavano gli anni l'impegno dei Cavalieri in campo militare rimaneva forte, ma in relazione a tutte le attività che essi svolgevano diventava sempre meno importante.
L'attività “bancaria” divenne la più importante, la più remunerativa, la più qualificante.
La loro tendenza ad espandere al massimo ogni attività intrapresa, le enormi ricchezze acuisite e il patologico bisogno di denaro da parte delle piccole e grandi corti medievali fecero il resto: buona parte dei regnanti d'Europa cominciò a ricorrere a loro per prestiti da destinare alle finalità più varie, dalle guerre alla costruzione di castelli, dal miglioramento della viabilità.
Molti stati si rivolsero a questa sorta di Banca savrannazionale in grdo di concedere prestiti, gestire le tesorerie nazionali, fornire consulenze e informazioni sulle effettive condizioni economiche di ogni paese d'Europa.
La Francia, che era stata la patria dei fondatori, il luogo dove avevano avuto il primo grande riconoscimento con Bernardo, il Paese in cui avevano, come diremmo oggi, la “sede legale” fu lo Stato che più di ogni altro attinse ai prestiti dei Templari.

Situazione politica alla fine del 1200

Nel 1285, all'età di 17 anni, salì sul trono Francia Filippo IV della dinastia dei Capetingi, più noto come Filippo il Bello.
Egli avviò una grande opera di burocratizzazione e di ammodernamento dello Stato, il che lo costrinse a racimolare risorse ingentissime in tutti i modi.
Oltre al ricorso ai prestiti riuscì ad imbastire un grande processo nei confronti degli Ebrei di Francia facendo ricorso a calunnie e ad accuse false, costruite per l'occasione, con lo scopo, poi effettivamente raggiunto, di incamerare tutti i loro averi.
A capo della Chiesa, dal 1294, era Bonifacio VIII. Questi, nel 1296, diede avvio alla sua politica di predominio mediante l'emanazione della bolla Clericis laicos, mediante la quale proibiva ai laici di tassare gli ecclesiastici e a questi di versare i relativi contributi, pena la scomunica.
A Filippo questo sembrò un regalo del destino: poteva lasciarsi andare a drenare denaro fresco e abbondante dalle casse della Chiesa contrabbandando la lucrosa iniziativa come battaglia per la laicità dello Stato e contro l'ingordigia del Papa. Tra i due sovrani meno amati dell'epoca si aprì uno scontro senza quartiere.
I saggi Templari, maestri anche nell'analisi politica, probabilmente in quei giorni non furono felici di essere in Europa.
Molto del loro potere era dovuto al papato, Filippo sapeva bene che, se obbligati a prendere posizione, essi non avrebbero potuto fare a meno di schierarsi con Bonifacio.
E, d'altra parte loro sapevano che se schierarsi contro il Papa li avrebbe condotti alla rovina, schierarsi a suo favore apertamente a suo favore significava perdere, come minimo, tutti i soldi che avevano prestato a Filippo e tutti i servizi che svolgevano per conto del regno, dai quali ricavavano denaro, prestigio, contatti, relazioni.
Mentre aveva luogo questo duro confronto, i Templari registravano delle importanti sconfitte sul piano militare e su quello politico. Nel 1291 crollava l'ultimo baluardo del Regno Cristiano di Gerusalemme, San Giovanni d'Acri. I Templari, come gli altri ordini monastico-cavallereschi (Giovanniti e Teutonici) furono costretti ad abbandonare la Terra Santa. Studiarono sortite militari contro l'Egitto, che alla prova dei fatti si rivelarono velleitarie e senza prospettiva. Tentarono di convincere Bonifacio VIII e Filippo il Bello, in uno dei rari momenti di non belligeranza tra i due, ad organizzare una nuova Crociata, ma non ci riuscirono. Insomma, essi vivevano una fase della

loro storia in cui sembrava concludersi la fase di riconversione della loro attività: da guerrieri a imprenditori e banchieri.
Lo scontro tra il papa Bonifacio VIII e il re di Francia Filippo IV durò a lungo ed ebbe esiti alterni sul piano dei risultati, ma costi altissimi per entrambi.
Nel 1303 la guerra si concluse con la vittoria di Filippo: il papa fu accusato di crimini gravissimi (dall'omicidio di Celestino V alla simonia, dalla negazione dell'immortalità dell'anima alla sodomia), fu costretto a subire l'umiliazione della prigionia e, infine morì (11 ottobre).
Il sovrano seppe raccogliere molti frutti da quella vittoria: dopo il breve pontificato di Benedetto XI, contribuì in maniera determinante all'elezione di un papa francese, Clemente V (1305), cagionevole di salute, debole di carattere e ancora di più sul piano politico, da molti storici considerato docile strumento nelle mani del sovrano.

Il processo e lo scioglimento

Ora Filippo aveva il tempo e tutte le condizioni a favore per dedicare la sua attenzione ai Templari, ai suoi crediti nei loro confronti e ai loro beni in Francia, che erano tanti.
Fin dal giorno dell'incoronazione di Clemente V il re aveva cominciato l'opera di demolizione dell'avversario, arte che conosceva bene avendola collaudata con eccellenti esiti contro gli Ebrei e contro Bonifacio. Cominciò ad accusare i Templari di eresia, immoralità ed abusi. Adesso i Cavalieri erano più vulnerabili perché giudicati corresponsabili del fallimento della Cristianità in Terra Santa.
Il 13 ottobre del 1307, tutto fu pronto per sferrare l'attacco finale contro l'Ordine dei Cavalieri Poveri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme.
Con il consenso di Clemente V in una sola notte Filippo fece arrestare 550 Templari presenti nel suo regno (solo una decina riuscirono a sfuggire alla retata). Dopo poco tempo gli arrestati furono più di mille
Da lì fu tutto un rotolare verso la fine: lo scioglimento dell'ordine, il processo, le calunnie, le confessioni estorte con la tortura, qualche cedimento inaspettato, qualche ritrattazione, i roghi.

Gli altri sovrani

Inghilterra: Il Re Edoardo II, pur essendo genero di Filippo, avendone sposata la figlia Elisabetta, inizialmente diefese i Templari. Poi si adeguò e, in maniera poco convinta ordinò l'arresto dei Cavalieri presenti in Inghilterra. Riuscì a catturarne solo 280, un numero di gran lunga inferiore agli effettivi. Gli stessi arrestati non subirono torture né condanne troppo pesanti.
Germania: I Templari qui non erano molto importanti, Teutonici e Ospitalieri la facevano da padroni. Furono comunque invitati a comparire a Magonza di fronte al tribunale Arcivescovile, ma furono prosciolti da ogni accusa.
Portogallo: Il re Diniz, anzicché arrestarli accolse i Templari nel suo Castello di Castro Morim, e diede loro l'incarico di amministrare i loro beni, cosa che fecero egregiamente, come sempre. Un processo si tenne lo stesso, ma da esso uscirono del tutto assolti. Il sovrano non potè fare a meno di rispettare la bolla papale relativamente allo scioglimento dell'ordine, ma lo fece a modo suo: creò un altro ordine, l'ordine dei Cavalieri di Cristo, di cui fecero parte tutti i Templari del Portogallo e a cui furono conferiti i beni sequestrati all'ordine soppresso.
Aragona: Anche qui i Templari vennero dichiarati innocenti, ma riguardo al patrimonio dell'ordine, il re Jaime II pensò bene di acquisirlo a sè. Italia: Qui l'influsso francese e quello del papato erano fortissimi, per cui la tesi di colpevolezza fu accolta e la persecuzione fu condotta come desiderava Filippo, con arresti, durissime prigionie e torture. Soltanto l'Arcivescovo di Ravenna, ebbe il coraggio di schierarsi in difesa dei Templari.

Una nuova leggenda

Voglio rimanere fedele a quanto detto all'inizio e in questa occasione non parlerò delle leggende note forse a tutti.
Ma non resisto alla tentazione di fare una illazione che non mi è mai capitata di sentire da altri. Se si vuole, quindi, possiamo dire che sto tentando di aggiungere un'altra leggenda alle tante esistenti.
Dico questo: dalla data di inizio dell'avventuara Templare, qualunque essa sia, al 1129, data del concilio di Troyes, i Templari svolsero la loro o le loro attività, ammesso che ce ne fossero anche di segrete, solo in Terra Santa.
A partire dal 1129 e fino al loro scioglimento, nel 1307 operarono anche in Europa, dove svolsero attività altamente specializzate.
In particolare ritengo lasci colpito chiunque la rapidità con cui divennero ricchissimi grazie alle donazioni che giunsero loro da ogni parte dell'Europa e l'uso mirato che fecero di quelle ricchezze, cioè l'efficientissimo, specializzatissimo e modernissimo servizio bancario
Mi chiedo se fu tutto frutto di geniale improvvisazione o se non, invece, l'esecuzione di un disegno.
Insomma, non vedo una ragione per escludere del tutto questa seconda ipotesi.
Secondo me è possibile che alcuni poteri forti dell'epoca, papato in testa, abbiano deciso a tavolino di utilizzare l'Ordine dei Templari per creare la prima grande banca della storia. Una banca nascosta sotto altra veste, ma in grado di prestare denaro non solo a signorotti, armatori e artigiani come facevano fino a quel momento gli ebrei, ma anche a sovrani, capi di stato, grandi feudatari.
Una grande banca in grado di disporre in tempi ristrettissimi di un capitale immenso proveniente dalle donazioni e dalle elargizioni. Buona parte di queste sarebbero giunte da nobili che in buona fede credevano di sostenere solo la guerra per la conquista dei luoghi santi, ma un'altra parte consistente sarebbe arrivata da parte delle famiglie degli stessi cavalieri Templari. Ricordiamoci che spesso essi erano cadetti di famiglie nobili. È facile immaginare quali e quanti problemi, dei giovanotti cresciuti nelle famiglie nobili e ricche e poi costretti a lasciarle, creavano a quelle famiglie stesse, volontariamente o involontariamente. Era, quindi interesse di queste famiglie che ci fosse un posto dove i loro rampolli potessero raccogliere gloria ed onore e soprattutto potessero canalizzare la loro vitalità e la loro insoddisfazione.
Questa grande e potente banca, sarebbe stata in grado, con i prestiti concessi e con quelli negati, ma anche con la riscossione o la dilazione del credito, di condizionare le politiche dei sovrani del tempo. Quindi, non solo banca ma anche centro di potere occulto in grado di incidere sulle politiche dei singoli stati e quindi sullo sviluppo complessivo dell'Europa.
Se questa ipotesi fosse vera molte domande troverebbero finalmente la loro risposta. E non penso solo alle domande sull'impegno della chiesa con i concili dedicati all'ordine, penso anche alla grande domanda finale: quella che riguarda un eventuale prosieguo della vicenda templare.







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9 Agosto 2006
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