NUOVO SCHEMA
Preambolo
Dopo tutti gli effetti speciali ed i
giuochi d'artificio degli ultimi anni attorno ai Templari, credo sia difficile
per chiunque affrontare un discorso su di loro attenendosi rigorosamente alla
storia documentata, ai fatti, come si dice. Per di più, chi si accinge a tanto
lo fa in preda all'angoscia: Quanti, dopo avere sentito parlare di Santo Graal,
di Sacra Sindone, di Arca dell'Alleanza, saranno disposti a sentir parlare di
vicende umane, terrene, per di più lontane nel tempo e senza protagonisti dal
profilo chiaro, definito, facile da ricordare?”
E tuttavia questa operazione
è necessaria.
Bisogna presentare i Templari come si fa sempre quando si
affronta un argomento storico, sia che esso tratti di una persona, di una
comunità, piccola o grande che sia, di una vicenda: cioè bisogna mostrare i
confini entro cui il personaggio, la vicenda o la comunità in oggetto si sono
sviluppati, cioè tempi, luoghi, ambito nel quale ha agito, condizioni politiche,
economiche, culturali e sociali in cui si muovevano.
Ma quando si prova a
fare questa operazione apparentemente semplice con i Templari tutto diventa
molto complicato.
La storia dei Cavalieri Templari sembra volere sempre
scavalcare i limiti del tempo, dello spazio e della definizione dell'attività o
delle attività svolte. È come qualcosa di incomprimibile, qualcosa che ogni
volta che credi che stai padroneggiando, ti sfuggisse di mano e ti costringesse
a riprenderla daccapo.
Cerchiamo di parlare dei fatti e su di essi man mano
ragioniamo.
Quadro storico, sociale, religioso
Le origini dei Templari si fanno
risalire al 1118-1119, quando un gruppetto di nobili francesi (pare nove),
guidati da Hugue de Payns, si presentò al re di Gerusalemme Baldovino II come
Cavalieri al servizio dei cristiani in pellegrinaggio in Terra Santa
Il
quadro politico, culturale e religioso entro cui accadeva tutto ciò era il
seguente.
Fino all'XI secolo, cioè fino a quando Gerusalemme era stata sotto
il dominio arabo, il flusso dei fedeli europei verso il Santo Sepolcro non subì
mai grossi contrasti. Quando la Palestina e la Siria furono conquistate, tra il
1050 ed il 1090, dai Turchi Selgiucidi, un popolo di origine mongola
convertitosi da poco all'islamismo, questi sottoposero i pellegrini cristiani a
vessazioni di ogni tipo, dagli atti di violenza ai dazi più esosi. Il
pellegrinaggio in terra Santa diventò difficilissimo per tutti, ma per i meno
abbienti divenne del tutto impossibile.
Da questa condizione sorse l'idea
che i luoghi dove Gesù Cristo nacque, visse, morì e fu sepolto dovevano essere
liberati dagli infedeli.
La Chiesa aveva subito, proprio in quegli anni
(1054) lo Scisma d'Oriente. Era quindi tutta protesa a tenere alto il proprio
prestigio, anche politico, in Europa e a presidiare con una forte presenza i
confini dell'area della propria influenza. En passant, ricordo che è di quegli
anni l'autorizzazione papale di conquista della Sicilia da parte dei Normanni
con il patto che Ruggero d'Altavilla reinsediasse un certo numero di Vescovi
laddove i musulmani dominavano da due secoli.
Nel corso del Concilio di
Clermont, nel 1095, il papa Urbano II espose un piano per liberare i Luoghi
Santi. Con parole di fuoco scosse re, nobili e popolani incitandoli alla
missione che avrebbe salvato l'onore della cristianità intera, ma avrebbe anche
procurato un buon viatico per il paradiso per i singoli combattenti.
Il 15
agosto del 1096 ebbe inizio la spedizione militare che in seguito sarà ricordata
come la prima Crociata. Vi presero parte Goffredo di Buglione, che di fatto ne
fu il capo, il conte Ugo di Vermandois, il conte Raimondo di Tolosa, Baldovino
di Fiandra, il Duca Roberto di Normandia.
Tre anni dopo, il 14 luglio
del 1099, dopo varie vicissitudini, Gerusalemme fu conquistata dai crociati.
Ma se era stato risolto (benché parzialmente e temporaneamente) il problema
dei luoghi sacri, lo stesso non può dirsi per i pericoli di quei viaggi
lunghissimi ed attraverso territori non civilizzati.
I Templari dell'origine
I nove Cavalieri riunitisi attorno ad
Ugo di Payenes decisero di dedicare la propria vita alla difesa e alla
salvaguardia dei pellegrini in viaggio verso i luoghi sacri.
Assunsero il
nome di “Soldati poveri di Cristo” e diedero vita ad una delle storie più
affascinanti e avventurose dell'ultimo millennio.
Come detto, la storia
corrente ne fissa l'origine nell'anno 118 e individua nel francese Ugo di
Payenes (da altre fonti riportato come de Payns o de Paganis) il primo dei nove
cavalieri. Ma stiamo parlando dei Templari, per cui altre versioni sono quasi
d'obbligo.
Uno studioso italiano, Domenico Rotundo, sostiene cose diverse.
Nel suo libro "Templari, Misteri e Cattedrali" pubblica una lettera che il
cavaliere Ugo dei Pagani, figlio di Pagano dei Pagani di Nocera, scrisse nel
1103 da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarelli di Rossano Calabro per
comunicargli la morte di suo figlio Alessandro. La lettera originale era scritta
in latino, sostiene il Rotundo, ma la famiglia Amarelli ne fece una
volgarizzazione regolarmente autenticata. Ecco il testo della lettera
"Molto
magnifico signor zio padre osservantíssimo.
Dopo che gionsimo qua in
Hierusalem io et Alessandro vostro figlio e mio cordialissimo fratello con li
altri Genthilomini nostri compagni, tra dieci ch'eramo io et Alessandro fummo
eletti che andassimo a baciar la mano et far riverenza alla Maestà del Re
Balduino con condolerci della morte del sig. Duca Goffredo suo fratello et
avendoli raggionato della nostra ferma deliberatione di havere a guardare et far
sicuri tutti quelli passi per dove li fedeli Christiani veneno a visitare lo
Santo Sepolchro, et che sempre da assassini infedeli molestati et che da noi
gentilhomini d'honore per l'amore di Nostro Signore Gesù promettemo d'osservare
con voto di voler morire in ogni modo che mancare di farlo e tanto più che molti
altri dei nostri concorrono a detta difesa. Da Sua Maestà fummo assai lodati et
con abbracciamenti come veri figliuoli licentiati…”
In un colpo solo, quindi
Rotundo ci mette di fronte due altre possibilità: 1) l'epopea dei Templari ebbe
inizio quindici anni prima di quello che sostengono le fonti ufficiali; 2) il
loro capo era italiano ed i francesi successivamente se lo “accaparrarono”
facendolo passare per francese con una semplice corruzione del nome.
Al di
là, comunque, della veridicità della lettera, in essa è contenuta la descrizione
più precisa e struggente che si sia mai fatta del voto dei Templari: nostra
ferma deliberatione di havere a guardare et far sicuri tutti quelli passi per
dove li fedeli Christiani veneno a visitare lo Santo Sepolchro. Basta questo
perché Domenico Rotunno abbia la nostra gratitudine.
Ma riprendiamo la
storia secondo date e nomi delle fonti maggioritarie, quindi a partire dal 1118.
Nel giro di pochi anni accaddero due fatti che si rivelarono decisive per la
vita dei Cavalieri Poveri.
La prima riguardò la sede ed il nome stesso
dell'ordine: il Re, che fino ad allora li aveva ospitati in un'ala del palazzo
reale costruito sulla spianata del Tempio di Salomone, si trasferì nella Torre
di David e cedette loro l'intero Palazzo, il che, oltre a rappresentare un
formidabile attestato di fiducia e di riconoscenza, determinò pure la definitiva
denominazione dell'ordine in “Poveri soldati di Cristo e del Tempio di
Salomone”.
Questo avvenimento risulterà in futuro particolarmente importante
perché il Tempio di Salomone è “sospettato” di essere uno dei possibili
nascondigli del Santo Graal e dell'Arca dell'Alleanza. Da qua, quindi, tutte le
congetture sulla loro presunta “autentica” missione (quella di trovare i due più
grandi tesori che il mondo cristiano abbia mai immaginato) e tutte le leggende
che fino ad oggi rendono il loro nome così popolare.
Il secondo fatto
decisivo (molto più del primo, secondo me) è quello che accadde nel 1129, nel
Concilio di Troyes, su forte iniziativa dell'abate di Clearveau, in seguito
divenuto San Bernardo di Chiaravalle: l'Ordine Cavalleresco dei Cavalieri
Templari divenne anche ordine Monastico.
Questo comportò una necessità:
quella di trovare una giustificazione alla possibilità, per niente remota, che
un monaco uccidesse un essere umano. Nella bolla che istituiva il nuovo ordine
si precisò che Il Cavaliere poi, posso affermarlo, uccide sicuro e muore più
sicuro ancora: giova a se stesso quando muore, a Cristo quando uccide. Non è
infatti senza ragione che porta la spada: egli è ministro di Dio in punizione
dei malvagi e in lode dei buoni. Quando uccide il malvagio egli non è “omicida”,
ma – per così dire – “malicida”, ed è stimato senza dubbio vindice di Cristo su
quelli che fanno il male a difensore dei cristiani.
A questo punto la loro
battaglia appariva come battaglia che andava ben oltre la difesa dei pellegrini:
era, la battaglia del bene contro il male. Ora i Templari rappresentavano
l'intera cristianità ed un sostegno fornito a loro diventava un sostegno a
difesa della cristianità. Da quel momento gli arruolamenti e le donazioni si
moltiplicarono.
Eppure in questi primi anni di esistenza non avevano
lasciato traccia di imprese memorabili, almeno nell'ambito della loro attività
primaria di cavalieri combattenti. Insomma, pare evidente una certa
sperequazione tra meriti acquisiti sul campo e riconoscementi ottenuti dai
poteri forti dell'epoca.
Secondo talune fonti, addirittura, i nove cavalieri
in questo periodo non misero mai il naso fuori dal Palazzo, dentro il quale,
invece, svolsero dei lavori non ben definiti. I sostenitori della tesi che la
missione di combattere era solo una copertura trovano un buon argomento a loro
favore nei misteri e nei dubbi che circondano questi primi anni della vicenda
Templare.
Un'altra Storia
Dopo il Concilio di Troyes la storia dei
Templari si fa più chiara, è più ricca di vicende documentate, ma anche più
complessa.
Grazie a questa approvazione ecclesiastica ufficiale, il
prestigio dell'Ordine del Tempio crebbe vertiginosamente e con esso la potenza e
la ricchezza dell'Ordine. I cadetti delle famiglie nobili facevano a gara per
entrare nell'Ordine, sia per la loro sistemazione (non essendo i primogeniti
avevano ben pochi diritti in famiglia) sia per creare un baluardo cristiano in
Terrasanta; mentre da ogni strato sociale giungevano elargizioni e donazioni,
dal momento che partecipare anche solo con il finanziamento alla guerra santa
quasi equivaleva a parteciparvi direttamente e godere dei benefici per l'anima
che la chiesa prometteva senza risparmio. Nel 1139, poi, papa Innocenzo II, con
la bolla "Omne datum optimum", concesse all'Ordine la totale indipendenza,
compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre alla direttiva
secondo la quale l'Ordine non doveva rendere conto a nessuno del suo operato,
tranne che direttamente al Papa.
Dal Concilio di Troyes alla caduta
dell'ultimo presidio cristiano in terra Santa (San Giovanni d'Acri, 1291),
possiamo dire che i Templari, pur con la veste e la regola di vita monasticche,
svolsero con impegno pieno tre attività: quella militare, quella imprenditoriale
e quella bancaria.
L'Attività militare
Il bilancio complessivo della presenza
militare dei Templari in Terrasanta è senz'altro positivo e costellato da gesta
eroiche.
Non raramente entrarono in contrasto con gli altri ordini
monastico-cavallereschi presenti sul territorio, come gli Ospedalieri di San
Giovanni o i Cavalieri Teutonici, con il re di Gerusalemme, con i baroni
franchi, con i Crociati appena arrivati dall'Occidente.
E bisogna anche dire
che alcuni comportamenti non hanno suscitato giudizi favorevoli né tra i loro
contemporanei né tra gli storici di oggi.
Tuttavia vanno ricordati la
valorosa difesa della città di Teqoa, nel 1138; il contributo dato alla seconda
crociate, nel 1148; l'attacco ad Ascalona, dove lasciarono sul terreno 40
Cavalieri, nel
1153; l'apporto dato alla vittoria sul Saladino nel 1177
e molte altre gesta eroiche ma di importanza relativa.
C'è da dire che la
“Regola” scritta per loro da Bernardo di Clearveaux conteneva preziose
indicazioni anche per l'addestramento, l'alimentazione, il comportamento in
battaglia, cosicchè in un momento storico e in un teatro di guerra dove si
combatteva in modo disordinato, e dove c'era molto spazio per le sortite
individuali e per l'estro e gli umori dei combattenti, la forza organizzata e le
azioni preordinate e sempre coordinate dei Cavalieri Templari spesso fecero la
differenza.
Alla fine, quindi, anche i Templari, come tutti i cristiani
tornarono sconfitti, e come si sa, gli atti eroici che non servono alla vittoria
rivestono un'importana relativa.
Furono impegnati anche alla “reconquista”
delle terre di Spagna e di Portogallo occupate dai Mori, ma anche là furono
piuttosto forza di “complemento” relativamente incidente.
Nel 1291, con la
caduta di San Giovanni d'Acri, la capitale del Regno di Gerusalemme, la storia
militare dei Templari si concluse del tutto.
L'attività imprenditoriale
Certamente i risultati ottenuti nella
conduzione e nell'organizzazione agricola furono superiori a quelli ottenuti
nell'ambito militare. I templari favorirono l'espansione dei terreni coltivati
in Europa ed introdussero tecniche e sistemi di lavorazione spesso fortemente
innovativi. Presso i contemporanei si guadagnarono spesso l'accusa di avarizia
per la tenace difesa del proprio patrimonio. In realtà furono innovatori e
addirittura rivoluzionari nel rapporto modernissimo, oggi diremmo da
imprenditori abili e determinati, con i beni di produzione (terreni,
allevamenti, fiumi, pantani e paludi)
Le aziende agrarie dei templari si
chiamavano casali, grange, masserie.
Gli appezzamenti di piccole dimensioni
venivano dati in concessione a contadini del luogo, quelli più estesi, dove era
possibile sviluppare un progetto agrario ben definito, venivano gestiti
direttamente. La manodopera era fornita dai membri più umili dell'ordine e da
servi, spesso provenienti proprio dal Medio Oriente. Le produzioni agricole più
diffuse erano quelle dei cereali, della vite, dei legumi, cioè di quei prodotti
che meglio si prestavano al trasporto verso la Terra Santa o al commercio nella
stessa Europa. Grande attenzione veniva prestata alle produzioni “regionali”,
quelle, cioè per cui i terreni da loro coltivati avevano particolare vocazione.
La grande novità fu il rapporto tra produzione e richiesta: fino ad allora
in un fondo si produceva quello che quel fondo era in grado di dare. I templari,
invece, facendo parte di una grande comunità insediata in tutta Europa e in
medio oriente, erano in grado di programmare in ogni azienda quella produzione
che si sapeva già sarebbe stata utile in futuro. Insomma, stiamo parlando di
mercato e di pianificazione. All'epoca questo fu rivoluzionario.
Una delle
voci più importanti nel bilancio delle aziende agricole templari era quella
relativa ai prodotti dell'allevamento di bestiame. Allevavano tutto ciò che era
possibile allevare: bovini da carne, da latte e da lavoro, ovini da carne, da
latte e da lana, equini da lavoro, da trasporto e per il combattimento, pollame
da carne e da uova, suini, ma in ossequio alla pianificazione, la scelta delle
quantità, delle specie e delle aziende dove allevare teneva conto della
richiesta e del luogo di destinazione.
Prima citavo anche fiumi e paludi. E
non per caso. Cominciarono a praticare la piscicultura in acqua dolce già in
Terra Santa, anche se le condizioni in quei luoghi non erano quelle ideali per
questo tipo di attività, per necessità, diciamo così, dietetiche. Nella Regola
scritta appositamente per loro da San Bernardo era prevista anche una dieta che
tenesse conto sia delle esigenze alimentari di cavalieri combattenti che
dovevano essere forti e in piena forma, sia delle condizioni climatiche,
cosicché nella vasta sezione dedicata all'alimentazione era fatto divieto di
cibarsi di carne di maiale e di selvaggina, mentre l'uso della carne non grassa
era consentito solo quattro volte alla settimana. Sui legumi e sui cereali non
c'erano altri vincoli che quelli che impedivano gli eccessi.
Ma c'era il
problema della Quaresima (quella che tutti conosciamo) e della Piccola Quaresima
(che tanto piccola non era, dovendosi osservare dal giorno di Ognissanti fino a
Natale). In questi periodi la carne andava sostituita dal pesce. Come accade
anche ai nostri tempi, però, il mare non dava certezze. Problemi di ordine
meteorologico o, a volte, l'eccessiva distanza dal mare, potevano far saltare
una dieta che, oltre che imposta dalla Regola, risultava anche generosa nei
risultati. Ecco che allora, pur nella penuria di fiumi, pantani, laghetti o
paludi, i nostri eroi si dovettero industriare ad allevare il pesce d'acqua
dolce. Il pescato aveva anche il vantaggio di potersi conservare vivo per
qualche giorno in grandi recipienti e così essere trasportato in luoghi anche
lontani, sia per essere consumato subito che per essere conservato in grandi
recipienti d'acqua.
Acquisita la necessaria esperienza, ci volle poco per
capire che potevano creare delle peschiere anche in Europa, dove le condizioni
erano più favorevoli, sia per spedire il pesce fresco in Terra Santa sia
In
Sicilia, a Lentini, le loro opere idrauliche e le loro tecniche di pesca si sono
conservate per secoli.
Essi avevano avuto in concessione, da parte del Conte
Reginaldo da Modica, il fiume Lentini (ora nominato San Leonardo), il quale, nel
tratto finale, si snodava in un'area depressa al punto che in autunno e in
inverno dava vita alla formazione di ampli pantani. Qui le loro maestranze
costruivano delle dighe di legno stagionali in modo da restringere e controllare
al meglio l'area e influire sulle condizioni igieniche e sulle modalità di
pesca.
Forti di questa nuova esperienza chiesero, stavolta direttamente a
Federico II, la concessione del cosiddetto Lago d'Ercole, in realtà una piccola
palude su cui costruirono un lago artificiale di notevole importanza mediante
dighe, portando la sua superficie iniziale di circa 40 ettari ad una finale di
oltre 80 e costruirono un semplice ma ingegnoso sistema di pesca chiamato “le
morti”. Esso si basava su un sustema di chiuse da cui fuoriusciva l'acqua e il
pesce in essa contenuto; proprio allo sbocco della chiusa era sistemata una
sorta di griglia fatta di canna, dalla quale l'acqua scendeva giù lasciando
imprigionato solo il pesce. All'istante il pescato veniva gettato nei
contenitori pieni d'acqua che servivano per la conservazione e per il trasporto.
Quel lago fu ulteriormente ingrandito nel XVIII secolo e poi prosciugato a
metà del secolo scorso. Questo sistema di pesca è stato utilizzato per oltre
sette secoli, fino al prosciugamento del lago.
Una potenza economica di tale
fatta non poteva mancare di fornirsi di una flotta navale in grado di soddisfare
l'esigenza di trasferimenti di uomini, cavalli, derrate. Anche in questo furono
bravissimi. La loro flotta non solo riusciva a soddisfare le loro esigenze, per
un certo periodo fu molto richiesta anche da terzi perché più affidabile sia
sotto il profilo della navigazione che sotto quello della sicurezza in relazione
agli attacchi non infrequenti di pirati e musulmani.
L'attività bancaria
I Templari, attraverso le donazioni e i
buon i frutti che da essi sapevano trarre, riuscirono ad accumulare ricchezze
inimmaginabili. Ben presto affinarono le capacità per creare altra ricchezza da
quella che avevano accumulato. La grande liquidità che avevano a disposizione
non poteva che essere impiegata in attività bancarie. Questa è materia molto
complicata e non facile da apprendere e da praticare, ma essi riuscirono ad
eccellere anche in questo campo.
I servizi che prestavano erano soprattutto
di quattro categorie: -deposito tributi e somme di denaro di un principe
votatosi alla Crociata -Trasferimento in Terra Santa di dette somme -riscossione
delle decime pontificie per le crociate -prestiti a principi o nobili, che
motivassero tale bisogno di denaro con pii motivi. A loro è dovuta anche
l'invenzione dell'assegno o della lettera di cambio: per esempio i pellegrini
che si volevano recare in TerraSanta, ma avevano paura di essere rapinati,
potevano lasciare il loro denaro in una qualsiasi magione templare e ricevere
una quietanza di riscossione; all'arrivo in Terra Santa portavano la quietanza
nella magione e tornavano in possesso della somma di denaro lasciata prima della
loro partenza.
Un'attività creditizia che ebbe una certa importanza
anche nello sviluppo economico di molte regioni fu il prestito che concedevano
ai contadini per affrontare l'annata agraria. Insomma, una sorta di Cassa Rurale
ante litteram.
Per i loro servizi non potevano chiedere interessi, in quanto
proibito dalla Chiesa, ma avevano studiato un sistema complesso e nello stesso
tempo efficacissimo che giocava sui cambi tra le moltitudini di monete in corso
in Europa e in Terrasanta. Ai piccoli contadini, in cambio dei prestiti si
limitavano a chiedere contributi in natura: animali, derrate alimentari, lavori
nei fondi templari.
Man mano che passavano gli anni l'impegno dei Cavalieri
in campo militare rimaneva forte, ma in relazione a tutte le attività che essi
svolgevano diventava sempre meno importante.
L'attività “bancaria” divenne
la più importante, la più remunerativa, la più qualificante.
La loro
tendenza ad espandere al massimo ogni attività intrapresa, le enormi ricchezze
acuisite e il patologico bisogno di denaro da parte delle piccole e grandi corti
medievali fecero il resto: buona parte dei regnanti d'Europa cominciò a
ricorrere a loro per prestiti da destinare alle finalità più varie, dalle guerre
alla costruzione di castelli, dal miglioramento della viabilità.
Molti stati
si rivolsero a questa sorta di Banca savrannazionale in grdo di concedere
prestiti, gestire le tesorerie nazionali, fornire consulenze e informazioni
sulle effettive condizioni economiche di ogni paese d'Europa.
La Francia,
che era stata la patria dei fondatori, il luogo dove avevano avuto il primo
grande riconoscimento con Bernardo, il Paese in cui avevano, come diremmo oggi,
la “sede legale” fu lo Stato che più di ogni altro attinse ai prestiti dei
Templari.
Situazione politica alla fine del
1200
Nel 1285, all'età di 17 anni, salì sul
trono Francia Filippo IV della dinastia dei Capetingi, più noto come Filippo il
Bello.
Egli avviò una grande opera di burocratizzazione e di ammodernamento
dello Stato, il che lo costrinse a racimolare risorse ingentissime in tutti i
modi.
Oltre al ricorso ai prestiti riuscì ad imbastire un grande processo
nei confronti degli Ebrei di Francia facendo ricorso a calunnie e ad accuse
false, costruite per l'occasione, con lo scopo, poi effettivamente raggiunto, di
incamerare tutti i loro averi.
A capo della Chiesa, dal 1294, era Bonifacio
VIII. Questi, nel 1296, diede avvio alla sua politica di predominio mediante
l'emanazione della bolla Clericis laicos, mediante la quale proibiva ai laici di
tassare gli ecclesiastici e a questi di versare i relativi contributi, pena la
scomunica.
A Filippo questo sembrò un regalo del destino: poteva lasciarsi
andare a drenare denaro fresco e abbondante dalle casse della Chiesa
contrabbandando la lucrosa iniziativa come battaglia per la laicità dello Stato
e contro l'ingordigia del Papa. Tra i due sovrani meno amati dell'epoca si aprì
uno scontro senza quartiere.
I saggi Templari, maestri anche nell'analisi
politica, probabilmente in quei giorni non furono felici di essere in Europa.
Molto del loro potere era dovuto al papato, Filippo sapeva bene che, se
obbligati a prendere posizione, essi non avrebbero potuto fare a meno di
schierarsi con Bonifacio.
E, d'altra parte loro sapevano che se schierarsi
contro il Papa li avrebbe condotti alla rovina, schierarsi a suo favore
apertamente a suo favore significava perdere, come minimo, tutti i soldi che
avevano prestato a Filippo e tutti i servizi che svolgevano per conto del regno,
dai quali ricavavano denaro, prestigio, contatti, relazioni.
Mentre aveva
luogo questo duro confronto, i Templari registravano delle importanti sconfitte
sul piano militare e su quello politico. Nel 1291 crollava l'ultimo baluardo del
Regno Cristiano di Gerusalemme, San Giovanni d'Acri. I Templari, come gli altri
ordini monastico-cavallereschi (Giovanniti e Teutonici) furono costretti ad
abbandonare la Terra Santa. Studiarono sortite militari contro l'Egitto, che
alla prova dei fatti si rivelarono velleitarie e senza prospettiva. Tentarono di
convincere Bonifacio VIII e Filippo il Bello, in uno dei rari momenti di non
belligeranza tra i due, ad organizzare una nuova Crociata, ma non ci riuscirono.
Insomma, essi vivevano una fase della
loro storia in cui sembrava
concludersi la fase di riconversione della loro attività: da guerrieri a
imprenditori e banchieri.
Lo scontro tra il papa Bonifacio VIII e il re di
Francia Filippo IV durò a lungo ed ebbe esiti alterni sul piano dei risultati,
ma costi altissimi per entrambi.
Nel 1303 la guerra si concluse con la
vittoria di Filippo: il papa fu accusato di crimini gravissimi (dall'omicidio di
Celestino V alla simonia, dalla negazione dell'immortalità dell'anima alla
sodomia), fu costretto a subire l'umiliazione della prigionia e, infine morì (11
ottobre).
Il sovrano seppe raccogliere molti frutti da quella vittoria: dopo
il breve pontificato di Benedetto XI, contribuì in maniera determinante
all'elezione di un papa francese, Clemente V (1305), cagionevole di salute,
debole di carattere e ancora di più sul piano politico, da molti storici
considerato docile strumento nelle mani del sovrano.
Il processo e lo scioglimento
Ora Filippo aveva il tempo e tutte le
condizioni a favore per dedicare la sua attenzione ai Templari, ai suoi crediti
nei loro confronti e ai loro beni in Francia, che erano tanti.
Fin dal
giorno dell'incoronazione di Clemente V il re aveva cominciato l'opera di
demolizione dell'avversario, arte che conosceva bene avendola collaudata con
eccellenti esiti contro gli Ebrei e contro Bonifacio. Cominciò ad accusare i
Templari di eresia, immoralità ed abusi. Adesso i Cavalieri erano più
vulnerabili perché giudicati corresponsabili del fallimento della Cristianità in
Terra Santa.
Il 13 ottobre del 1307, tutto fu pronto per sferrare l'attacco
finale contro l'Ordine dei Cavalieri Poveri di Cristo e del Tempio di
Gerusalemme.
Con il consenso di Clemente V in una sola notte Filippo fece
arrestare 550 Templari presenti nel suo regno (solo una decina riuscirono a
sfuggire alla retata). Dopo poco tempo gli arrestati furono più di mille
Da
lì fu tutto un rotolare verso la fine: lo scioglimento dell'ordine, il processo,
le calunnie, le confessioni estorte con la tortura, qualche cedimento
inaspettato, qualche ritrattazione, i roghi.
Gli altri sovrani
Inghilterra: Il Re Edoardo II, pur
essendo genero di Filippo, avendone sposata la figlia Elisabetta, inizialmente
diefese i Templari. Poi si adeguò e, in maniera poco convinta ordinò l'arresto
dei Cavalieri presenti in Inghilterra. Riuscì a catturarne solo 280, un numero
di gran lunga inferiore agli effettivi. Gli stessi arrestati non subirono
torture né condanne troppo pesanti.
Germania: I Templari qui non erano molto
importanti, Teutonici e Ospitalieri la facevano da padroni. Furono comunque
invitati a comparire a Magonza di fronte al tribunale Arcivescovile, ma furono
prosciolti da ogni accusa.
Portogallo: Il re Diniz, anzicché arrestarli
accolse i Templari nel suo Castello di Castro Morim, e diede loro l'incarico di
amministrare i loro beni, cosa che fecero egregiamente, come sempre. Un processo
si tenne lo stesso, ma da esso uscirono del tutto assolti. Il sovrano non potè
fare a meno di rispettare la bolla papale relativamente allo scioglimento
dell'ordine, ma lo fece a modo suo: creò un altro ordine, l'ordine dei Cavalieri
di Cristo, di cui fecero parte tutti i Templari del Portogallo e a cui furono
conferiti i beni sequestrati all'ordine soppresso.
Aragona: Anche qui i
Templari vennero dichiarati innocenti, ma riguardo al patrimonio dell'ordine, il
re Jaime II pensò bene di acquisirlo a sè. Italia: Qui l'influsso francese e
quello del papato erano fortissimi, per cui la tesi di colpevolezza fu accolta e
la persecuzione fu condotta come desiderava Filippo, con arresti, durissime
prigionie e torture. Soltanto l'Arcivescovo di Ravenna, ebbe il coraggio di
schierarsi in difesa dei Templari.
Una nuova leggenda
Voglio rimanere fedele a quanto detto
all'inizio e in questa occasione non parlerò delle leggende note forse a tutti.
Ma non resisto alla tentazione di fare una illazione che non mi è mai
capitata di sentire da altri. Se si vuole, quindi, possiamo dire che sto
tentando di aggiungere un'altra leggenda alle tante esistenti.
Dico questo:
dalla data di inizio dell'avventuara Templare, qualunque essa sia, al 1129, data
del concilio di Troyes, i Templari svolsero la loro o le loro attività, ammesso
che ce ne fossero anche di segrete, solo in Terra Santa.
A partire dal 1129
e fino al loro scioglimento, nel 1307 operarono anche in Europa, dove svolsero
attività altamente specializzate.
In particolare ritengo lasci colpito
chiunque la rapidità con cui divennero ricchissimi grazie alle donazioni che
giunsero loro da ogni parte dell'Europa e l'uso mirato che fecero di quelle
ricchezze, cioè l'efficientissimo, specializzatissimo e modernissimo servizio
bancario
Mi chiedo se fu tutto frutto di geniale improvvisazione o se non,
invece, l'esecuzione di un disegno.
Insomma, non vedo una ragione per
escludere del tutto questa seconda ipotesi.
Secondo me è possibile che
alcuni poteri forti dell'epoca, papato in testa, abbiano deciso a tavolino di
utilizzare l'Ordine dei Templari per creare la prima grande banca della storia.
Una banca nascosta sotto altra veste, ma in grado di prestare denaro non solo a
signorotti, armatori e artigiani come facevano fino a quel momento gli ebrei, ma
anche a sovrani, capi di stato, grandi feudatari.
Una grande banca in grado
di disporre in tempi ristrettissimi di un capitale immenso proveniente dalle
donazioni e dalle elargizioni. Buona parte di queste sarebbero giunte da nobili
che in buona fede credevano di sostenere solo la guerra per la conquista dei
luoghi santi, ma un'altra parte consistente sarebbe arrivata da parte delle
famiglie degli stessi cavalieri Templari. Ricordiamoci che spesso essi erano
cadetti di famiglie nobili. È facile immaginare quali e quanti problemi, dei
giovanotti cresciuti nelle famiglie nobili e ricche e poi costretti a lasciarle,
creavano a quelle famiglie stesse, volontariamente o involontariamente. Era,
quindi interesse di queste famiglie che ci fosse un posto dove i loro rampolli
potessero raccogliere gloria ed onore e soprattutto potessero canalizzare la
loro vitalità e la loro insoddisfazione.
Questa grande e potente banca,
sarebbe stata in grado, con i prestiti concessi e con quelli negati, ma anche
con la riscossione o la dilazione del credito, di condizionare le politiche dei
sovrani del tempo. Quindi, non solo banca ma anche centro di potere occulto in
grado di incidere sulle politiche dei singoli stati e quindi sullo sviluppo
complessivo dell'Europa.
Se questa ipotesi fosse vera molte domande
troverebbero finalmente la loro risposta. E non penso solo alle domande
sull'impegno della chiesa con i concili dedicati all'ordine, penso anche alla
grande domanda finale: quella che riguarda un eventuale prosieguo della vicenda
templare.
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