Circolo Culturale il Gattopardo
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le novene di Lentini |
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Conoscete le novene di
Lentini?
Qualche foto e una mia personalissima idea di come sono nate. Guglielmo Tocco Quando mastr'Angelo vide per la prima volta il Presepe, a casa del barone a cui aveva portato le scarpe risuolate, dapprima rimase incantato e ammutolito, poi scoppiò a piangere. Tornato a casa chiuse gli occhi e si sforzò di descriverlo alla cara moglie Peppina, morta l'estate precedente; poi cercò (e non trovò) uno spazio dove collocarne uno; infine, quando si ricordò di non avere un soldo per comprare statuine e pecorelle, con molta tristezza addosso, smise di cercare e andò a dormire. Ma l'indomani mattina alle sei uscì da casa con le idee chiare. Sulla stradina, accanto alla porta, sul muro screpolato con un chiodino appese il quadretto del capezzale a cui Peppina per trent'anni si era rivolta per le sue preghiere. Poi a pochi passi da casa, nello spiazzo, col trincetto tagliò i rametti dell'asparago selvatico, riccio, verde e pungente, e lo andò a collocare come una mezza cupola sopra il quadretto. Non era proprio un presepio, ma a lui bastò. Gli venne in mente quella vecchia nenia che cantava da bambino: "'Nta na povera mangiatura patturìu na gran Signura…". Nel giro di un'ora tutti gli abitanti della stradina si erano svegliati. Carusi, donne vestite di nero, vecchi piegati in due per l'artrite, donna Finuzza con il rosario in mano, don Nirìa con il gozzo, tutti si fermarono davanti all'altarino di mastr'Angelo, senza capire granché. Poi, come fosse la cosa più naturale del mondo, ognuno andò a casa propria e tornò con un piccolo dono da appendere sotto al quadro: un'arancia, un melograno, una piccola zucca… Cirinuzzo, che abitava quasi di fronte ed era cieco, seppe dalla vecchia madre cosa stava accadendo. Non avendo doni da portare, prese lo zufolo che teneva sempre accanto e si mise a suonare la musica più dolce che conosceva. Jaffiuzzo, il figlio di don Michele, che rideva sempre e a tredici anni non sapeva ancora parlare, si mise a fare capitomboli sulla strada umida. Fu così, forse, che nacque la prima novena di Lentini. |
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Conversazione Galante di Franco Brusati inaugura la stagione 2007-2008 della Compagnia delle Isole al Teatro Tezzano Il merito maggiore della stagione teatrale della Compagnia delle Isole, ospitata dal Teatro Tezzano, è certamente quello di proporre testi che in un certo senso, o per colpevole distrazione, o per la necessità innata dei grandi teatri di andare sempre sul sicuro, rimangono defilati, per non dire ignorati, rispetto al classico e collaudato repertorio. Il primo dei sei appuntamenti della stagione 2007- 2008 ha confermato in pieno questa lodevole tendenza, evidenziando al tempo stesso il fine intuito di Romano Bernardi nel proporre un testo praticamente ignorato quale Conversazione Galante di Franco Brusati, noto al grande pubblico per film quali Dimenticare Venezia, Pane e Cioccolato e il Buon soldato.
Alessandra Cacialli e Romano Bernardi
Un testo brioso e
frizzante, dove la finzione scenica si moltiplica nel gioco di specchi
del ricordo, variando e arricchendo la classica tecnica del teatro nel
teatro, metafora dei tanti inganni mentali dei quali tutti siamo
più o meno consapevoli, inganni che ci spingono a costruirci
versioni edulcorate e coerenti del nostro passato, delle nostre scelte,
dei nostri amori, specialmente quando l'età avanza e la
giovinezza con la quale ci scontriamo giornalmente ci intenerisce e ci
infonde amarezza e nostalgia di quel che eravamo.
E questo è quel che capita a due fratelli ormai anziani, Anna e Rommy, che decidono di ritirarsi in una vecchia casa di campagna, visto che in città non hanno ormai più niente da fare; ma è proprio in questa fuga che vengono rimessi di fronte a se stessi, e da una coppia di giovani che, capitata lì per caso, li riporterà indietro nel tempo rievocando sensazioni, sentimenti, passioni, bisticci e ripicche. Il tutto giocato sui toni leggeri e briosi della pochade, senza troppe sovrapposizioni mentali, anzi con spunti francamente comici nei quali Brusati ha saputo celare con notevole abilità la possibilità per la coppia di attori anziani di dar vita a veri e propri virtuosismi mimici, gestuali e imitativi. Romano Bernardi nei panni di Mommy e la dolcissima Alessandra Cacialli in quelli di Anna (una parte originariamente scritta per la Proclemer, alla quale la nostra primadonna ha saputo imprimere un brio irresistibile) hanno trascinato il pubblico, sempre più numeroso di anno in anno, con una padronanza scenica assoluta, pur nei frequenti e talvolta bruschi passaggi di registro dal comico al sentimentale, dal nostalgico al drammatico, senza mai una sbavatura né un momento di cedimento.
Gaetano Naselli e Nadia Trovato
Bravi anche i due giovani,
Gaetano Naselli e Nadia Trovato, rispettivamente Michele e Marina,
spalle misurate e attente dei due protagonisti.
La regia dello stesso Bernardi, le scene e i costumi di Giuseppe Andolfo, insieme alle musiche di Nino Lombardo, e alla professionalità di Oreste Brighino, nel ruolo di Maurizio, e di Dario Cocciante, assistente alla regia e voce fuori scena, hanno contribuito in misura non indifferente alla riuscita e alla resa scenica del lavoro, confermando ancora la validità di scelte alternative e poco esplorate, quando a sorreggerle ci siano, come in questo caso, una professionalità e un amore per il palcoscenico che non hanno bisogno né di grandi ribalte, né di macchinosi meccanismi burocratici. Giuliana Cutore
25/11/2007
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Il regista cuneese Michele Rossi è stato selezionato tra i finalisti
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Si intitola "Al ritmo di sette ottavi" il backstage
grazie al quale il regista Michele Rossi è stato selezionato. "Al ritmo di sette ottavi" racconta il dietro le quinte del film di Stefano Landini "Sette ottavi", con Ernesto Mahieux, Roberto Citran e Paolo Fresu. Musiche di Paolo Fresu |
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