Circolo Culturale il Gattopardo

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POESIE
Gilbert Paraschiva
www.GilbertParaschiva.com



PER AVERTI

Per averti o tentare di averti
comincerei col dirti piano, piano,
quasi sillabandole, frasi  d'amore,
dolci e roventi, che tu ami e disdegni!

Vorrei sentire nella tua ritrosia,
complice la solitudine di questa stanza,
con te far qualche pazzia, mordere le tue labbra
e stringer sempre più il tuo corpo bruciante d'amore!...

Vorrei cogliere, in ogni tuo rifiuto,
sempre più aperti consensi,
nei tuoi silenzi pieni di parole;
vorrei cogliere mal repressi abbandoni!

Vorrei violare, da padrone, i tuoi tabù,
abbattere i tuoi falsi pudori;
sentirti mia ma dichiarami vinto,
perchè, con te,  non mi sentirei mai vincitore!

Vorrei ci abbandonassimo ai sensi,
suggellassimo finalmente l'amore
ed esausti, come due guerrieri stanchi,
ci addormentassimo insieme per ore, ore ed ore!








1° Premio
Premio Letterario Internazionale
       “Padre Pio” 1999


IL SOGNO E LA REALTA’
      

Il Sogno arrivato nel regno del Sonno,
su un carro infiorato, fra nubi dorate,
gioiva guardando un fantastico mondo
di fiori parlanti, di splendide fate!
Vedeva la vita ridente e festosa
Cullarsi in un fascio di petali rosa.
Vedeva la gloria che bacia la gente,
gente felice e sempre sorridente,
Vedeva l’amore più bello e gentile,
i prati coperti di fiori d’Aprile,
vedeva in tutti la vera amicizia
ed era un piacere, una vera delizia!
Fra tanta concordia di vere dolcezze,
tra un vago profumo di baci e carezze,
vedeva, vedeva le cose più rare,
cose più belle del cielo e del mare!
Ma un baleno l’incanto di colpo spezzò,
quel regno dorato un lampo guastò,
svanì la bellezza, l’incanto divino
sparì nell’abisso d’un nero Destino!
“Chi sei?  - disse  il Sogno dal Sonno svegliato -
Chi sei tu che guasti le favole belle?”
“Chi sono? – disse – sono un Essere ingrato
Che sveglia i sogni che vanno alle stelle…
Son quello che al Sonno non mostra pietà,
sono un fascio di spine e…mi chiamo Realtà!...”








BIANCO, ROSSO E VERDE
 

Bianco come un foglio di quaderno
prima di scrivere versi che, solitamente,
dedicavo a Te o al Padreterno!...
Bianco come il vestito tuo da sposa
che, invece, avresti dovuto indossarlo rosa!
Bianco come un giglio immacolato,
chiuso, aperto a spampanato
oppur come le notti trascorse in bianco
quando agitato, triste e stanco
non riuscivo a prender sonno
perché Tu, dispettosa, mi "avevi lasciato in bianco"!
Rosso come i vestiti che, spesso, indossavi Tu
o come le unghie dei piedi tuoi e delle mani
ed anche come il colore delle tue labbra sensuali
per quanto non usavi matita e rossetto
e, per me, era un pregio e non un difetto
lasciarle senza trucco proprio per me
ch'ero, allora, il tuo uomo prediletto!
Ricordo, mi baciavi con passione, mi mordevi ma…
sempre con tanto, tanto affetto!
"Rosso di sera, bel tempo si spera,
- dice la gente - lo sai, fa bene al cuore!"
mentr'io: "Chi di speranza vive, disperato muore!"
e, in tal situazione, forse morirò
perché il verde dei tuoi occhi,
lo sento, mai più rivedrò!...
"Bianco, Rosso, e Verde: color che non si perde!"
Inneggiavo al tricolore della mia gioventù: 
i colori, rispetto allora, è  vero, si sono un po' persi
ma, con questi ultimi, purtroppo ti sei persa pure tu!...



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9 Agosto 2006
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