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Premio di Poesia Circolo Empedocleo - Edizione 2007

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I TESTI DIALETTALI

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GOCCE DI SALE

Anima cupa
Occhi assenti.

Nei giorni apatici
lunghi
il cuore è fermo
tra labbra bloccate.

Indifeso,
verme nudo
lo sguardo riflesso.
E finalmente
copiose
gocce di sale
liberate
sciogliersi di onde
sulla spiaggia.

EPIFANI SIMONA


Serbare

Vivo la vita
ricordata dalla mia bisnonna.
Lei in me amò e deluse,
appese le viscere al vento,
spazzò il pavimento con i capelli.
I suoi piaceri tolsero la polvere dalla cassapanca,
si mise a letto con la mia stirpe.
Io, invece,
viaggerò con valige cariche dei suoi sogni,
sussurrerò all'orecchio
dei suoi amanti,
farò il bagno nell'acqua calda
che lei tanto desiderò,
mi laverò la sua faccia con mani
inschiumate di sapone prezioso,
mi metterò la crema sulle sue gambe
per idratarle dopo questi
cent'anni d'oltretomba,
mi dipingerò le sue unghie di
smalto scarlatto
e andrò a letto con i suoi progenitori.

Verrà il passato e
mi troverà morta
con i capelli sparsi nella polvere
e le dita dei piedi
smaltate di rosso.
E contenta, Dio mio,
contenta.


FAVARETTO SILVIA - FAVARO VEN.

Non abbracciarmi.

Non abbracciarmi, per favore,
sentiresti l'eco del mio dolore,
perché, in questo limbo di soli spenti,
il vischio è soppresso dalle ortensie crescenti.
E scusami se mi confondo con i venti.
E scusami se ti sto facendo appassire.
E scusami se vorrei soltanto fuggire.
So che garofani bianchi non fioriranno dal lento morire,
ma non abbracciarmi, per favore.
Non abbracciarmi.

FAVERIO SERENA - CASNATE


BELICE DIMENTICATO

Baracche ammucchiate in balia del sole raggiante
sprigionano vampe di fuoco dalle lamiere roventi,
sagome di vecchi, ammuffiti nel ricordo lacerante,
s'insinuano furtive tra esse strisciando come serpenti.
 
Uomini, sacrificati ai portatori di illusioni perenni,
giacciono impassibili sulla soglia dei forni crematori,
ignari giovinetti, già ostaggio di "compromessi" solenni,
osservano turbati i padri e ne carpiscono i dolori.
 
E tu, Sicilia, che dall'alto dell'Etna fumi indifferente,
ascolta il brusio lamentoso che s'alza dall'umano braciere,
sbrandella lo scialle nero che avvolge a lutto la tua gente,
dipingilo col sangue del Belice e fanne miriadi di speranzose bandiere.
 
...Intanto lo scirocco inesorabile cancella gli ultimi anelli della catena
spezzatasi in quella notte d'inferno e di devastazione,
la morte non s'è dissipata col terremoto, è ancora qui in scena,
si chiama miseria, odiata emigrazione.

FAZZUNI GASPARE - CAMPOBELLO DI MAZARA


Senza rivelazione

Hai sguardo di paura
pelle brunita incrostata di sale
odore di gommone sui vestiti.

Non parli più. Stai muto
sul ciglio delle strade
bimba venduta
a un prezzo che non paga
neppure la vergogna.

Ostenti barba incolta
pupille dilatate
e le Tue piaghe
non sono, sulle braccia,
che buchi di siringa avvelenata.

Non puoi farci una colpa del timore
che oggi c'impedisce d'invitarTi
mentre scende la sera
su questa nostra Emmaus
senza rivelazione

…e Tu
neppure spezzi il pane…

FERVARI MAURIZIA - BUSSETO


Morte d'un Italiano

dedicata all'amico scomparso
Filippo Sindoni


Feltro rossogranata
segnale di stop sulla via
due o tre uniformi schierate
d'un grigioverde rancore
- Errore ormai irrimediabile
uscire senza difesa -
scatta così il piano ordito
l'offesa celata da un falso
posto di blocco

Tra foglie smorte
sterpi secchi oltre il prato
non ci sarà patto alcuno
sull'inattesa richiesta
- minisequestro fallito -
resta negli occhi l'assurdo
d'un breve scontro a parole
appena un'occhiata sbiadita

Colpo abortito
messaggio via cellulare
- "maten al italiano" la voce -
scorre così nell'incavo
stomaco vuoto di vita
gelido un segno di croce
come un incubo infranto

Spire di fumo in fuga
lungo l'acciaio brunito
dell'arma tra quelle dita
l'eco riporta intatto
l'aspro suono improvviso
sul viso dell'assassino

Rimane in piedi
l'Uomo di Capo d'Orlando
la bocca tappata
le braccia avvinte sembra
voglia ancora lottare
fiero spirito indomito
in corpo non immortale

E cade allora in ginocchio
la tempia colpita a morte
affranto affondando il volto
nel fango rosso del fosso

Sull'autostrada di fronte
- amara ironia della sorte -
ignaro a quell'ora di notte
dietro due coni di luce
veloce passa un azzurro
autotreno d'Aragua
con su scritto SINDONI



Caracas, luglio 2006

* * *

Nota:

"maten al italiano"
"uccidete l'italiano"

"Aragua"
Stato venezuelano, dove hanno sede
le operose industrie alimentari Sindoni

FIORAVANTI VITTORIO - VENEZUELA


Seducente candore

Lusinga
Lo sguardo
Il candore suo.
Da lei attratto
L'ardito,
Respinto
L'incerto,
Viene.
La mente
Conforta,
Il corpo
Lacera.
Poliedrica
Al profano
Appare,
Seducente
Al devoto
Quando il nome
Suo declama:
NEVE

FLAMINI MARCO - SCAURI - LT


LA NOTTE

Viene la notte
la sento scendere nel mio cuore
come una cappa di paura.

I suoi segreti non li svela
li racchiude nel suo nero manto,
che tutto avvolge.

Odo dei passi, felpati, furtivi,
non saprò mai!.....cos'è?

No! è solo la notte
produce suoni strani,
gli scricchiolii diventano sinistri
passi inesistenti mi passano vicino
rabbrividisco....

Mi racchiudo in è stessa
aspetto l'alba lontana, la luce,
un nuovo giorno che allontani tutto questo
ma poi?....di nuovo un'altra notte.

FORNELLI CARLA - TORINO


Cosa sarà rimasto ...

cosa sarà rimasto di noi
quando anziano ripasserò per queste vie
e non vedrò che sterpi, rovi
e una panchina marcita dai troppi anni?

Solo un ricordo sbiadito
di un eden ormai perduto:
spine e macerie
che tu, tu sola hai trasformato
per un istante
in un immenso giardino
di fiori profumati.

E ancora una volta rivedrò
il bagliore degli occhi tuoi
spazzare via la nebbia dal cielo:
dietro le nubi il sole,
una speranza
che in fondo al cuore
non ho più abbandonato
da quando rapida sei sparita
lasciandomi di nuovo solo
in questo immenso mare di nulla.

FRESIA MATTIA - PIOSSASCO - TO


DANZA CON ME

Nell'eco della mente
Urla il silenzio,
voci confuse
diffondono tristi realtà

netta nel cielo
si innalza una lirica,
soave prologo
di nuove emozioni.

Cantami ora i pensieri
Che la mente racchiude
Suona più forte
La voglia che c'è

DANZA CON ME
UNIAMO LE MANI
FAMMI GIRARE
NON MI FERMARE

Vacillan le mani
In attesa d'amore
Strette l'un l'altra
A difendere te

Paura no ho
Se mi parli col cuore
Adesso conosco
Questa dolce armonia

Vuoi nel mio cuore
Provare ad entrare,
nei pensieri stupiti
so già che ci sei.

DANZA CON ME
UNIAMO LE MANI
FAMMI GIRARE
NON MI FERMARE

GALESSI FULVIA - DUINO - AURISINA


Sere d' estate

Sere d' estate,
fichi e magnolie,
come vini leggeri
per le api operose del giorno

GALLI FEDERICA - REGGIO EMILIA


Il capocomico

Il capocomico è vestito di nero
e ha lo sguardo penetrante.
Siede
sulle tavole lisce del palcoscenico
e guarda la sua compagnia,
pronta per la recita.
Una grande compagnia
quale non ha mai calcato le scene
dei più famosi teatri del mondo.
Il capocomico lo sa
e osserva con orgoglio.
S'avanza ora alla ribalta Arminda
con il bimbo al seno,
magra per la guerra e la carestia,
tipico personaggio della madre
che si sacrifica per i figlioli,
asse portante del dramma.
Dalla quinta di destra
fa capolino Ismail, attor giovane.
Vent'anni di stenti
hanno lasciato segni profondi
sul suo viso.
La compagnia non può fare a meno
della sua espressività sofferente.
Al proscenio si affaccia Inés,
attrice giovane,
un po' timida per l'abito lacero
e le mani sporche
di chi è abituato a cercare cibo tra i rifiuti,
ma bella
con i capelli neri e gli occhi scuri degli indios.
Entrano ora dalla quinta di sinistra
Florian e Adelina,
per loro sempre parti di anziani,
la pelle è raggrinzita e ingiallita
nell'oscurità delle fogne di Bucarest,
ma una certezza per la compagnia.
Il capocomico guarda la sua compagnia
e sorride.
Non si è mai vista una compagnia simile.
La critica ne parlerà a lungo.
Sarà un trionfo.

Sipario.

GARZETTI CHIANESE RITA - NOVARA


Lontano

Dall'alba che sorge schiarendo l'orizzonte
Il sole rincorre la luna e il suo regno
Scompare la trama del notturno disegno
Delle stelle che per tutta la notte han vegliato

Un'onda lambisce le pendici di un monte
S'infrange la speranza di rivederti ancora
Il mio cuore soccombe a quest'eco sonora
Lasciandomi in balia dei ricordi del passato

Non ci sarai piu' dentro casa ad aspettarmi
Ricamando la tua tela con il filo intrecciato
Quella trama dei pensieri che volevi dedicarmi
Arrivarono tardi e mi hai abbandonato

Scomparendo nella voce di un alito di vento
Ho portato via con me la perduta emozione
Dimenticando per sempre quei capelli d'argento
Accarezzati dalle note di una triste canzone.

GENNARO ROBERTO - GENOVA


Come le fronde la vita si rinnova

Non c'è più luce uguale, in ogni parte,
un greto prosciugato, strade ignote
ove l'ombra indugia. Incolore vaga,
dentro il mio cuore scava e si smarrisce
girovagando, avvinta ad altra ombra
nella più disperata tenerezza. Si dileguano
i ricordi, lasciando la tristezza
in una dolorosa, fragile incertezza.

Sarà una indefinibile speranza
tra l'esausto, insofferente vento,
il dolce rinnovarsi delle fronde,
per non nutrirsi di questa solitudine, paura,
che mi racchiude donna, assorta
tra le gardenie bianche nel giardino
a cogliere china su me stessa l'ombra
che m'insegue a occhi bassi. Si specchia
e si frantuma trasalendo, corrosa
dalle inutili parole, aggrappata ad una labile
promessa precipitata in un remoto abisso.

Diverso è il silenzio stamattina, appaga
e prende vita la mia attesa, come i varchi
degli scogli, dove la dolce e quieta onda,
si rifugia.



GENNUSO MELINA - MASSA LOMBARDA



PRIMA CHE

Prima che la stagione arrivi

e riconduca a lenti passi i ricordi

un sogno sfumato al nascere

nell'ora in cui i voli si fecero radi

e il cuore sussurrò "lasciati amare"

nell'istante in cui veniva pensato....


Prima che la vita riprenda il suo ciclo

la linfa dalle radici salga al tronco

dammi di capire il tuo desiderio

di essere amata, non amata

punto dove tu stessa ti perdi

e si esaurisce il termine ultimo....


Prima che la rondine

ripari al vecchio nido

e ritrovi l'armonia

scardinata dei sentimenti,

guida la mia mente

a capire pensieri, gesti

che ancora turbano

la sintesi cosciente di un rapporto.


Certo tu aneli altri mondi

un fiume di vita scorre nel tuo corpo

è carne, è natura che grida

la ricerca di amore

questo e non altro.

GIAROLI MARISA - REGGIO EMILIA



L'aria d'intorno

La senti quest'aria
d'intorno,
è la brezza del mondo
che soffia leggera
sugli occhi
che culla le ciglia
che insinua i capelli
che scivola giù
sulla pelle,
la senti quest'aria
d'intorno
che punge d'un tratto
le mani
che graffia le gambe
su dai talloni
che sferza la fronte
che raschia
la gola,
è la brezza del mondo
che gela i pensieri
che vela gli sguardi
d'attorno
che storce quel labbro
a lamento
che affossa stupori
che rompe
l'incanto,
è la brezza del mondo
che porta i rumori
di fondo

che scoppia nel cuore
di schianto
che puzza di brucio
di bombe
che strappa le carni
d'addosso
che stinge di rosso
la terra
che alita semi di stenti
che rulla
di marce chiodate
che assorda le notti
di spari
che sa di terrore.

Ehi tu,
la senti vero?
La senti quest'aria
d'intorno?
E' la brezza del mondo
che soffia leggera.

GIOJA PIETRO - PALERMO



Sofferenza

Avvinto dalla tristezza,
incurvato e spento,
aspetto il domani che verrà:
dell'insolente oggi,
sarà più cupo e più amaro.

Alla nera bestia,
in gabbia dorata,
oramai assomiglio,
ma non è questo
quello che voglio;
perciò, disperato
per l'uscita negata,
mordendomi le labbra,
lunga pena m'infliggo.
Ho il capo sul petto riverso,
la mente è avvolta
da un alone di rabbia:
è mestamente immersa,
in mille e mille idee;
con gli occhi sbarrati,
nell'oscura realtà,
cerco l'uomo perverso,
cerco l'essere superbo,
cerco la malvagia creatura,
che usando l'inganno,
il libero alitare mi ha tolto.

La ricerca è amara e vana,
intorno a me, misera creatura,
non vedo entità umana,
ma scorgo solo oggetti,
insignificanti oggetti,
terribili oggetti freddi
che lusingati, inneggiano
a sinistre ombre sghignazzanti,
che ancor più ottenebrano
questo già fiaccato animo;
così, non mi resta che pensare
a cotanta infelice vicenda,
e per non tradire il luminoso passato,
ognor, lagrimando, lo rimembro.

Ho assistito smanioso,
alle abituali commedie,
che, in modo penoso,
il camaleonte arrogante,
a questa dura esistenza
ha difatti imposto.
Ahi, ahi, ahi, ahimè!
Grande è stata in lui
la spietata brama,
di tormentare e demolire
il mio intelletto,
di avvolgere e annullare
la mia vitalità,
di portare i congiunti
a lasciarmi solo come un cane;
e, infine, dopo tanto lottare,
senza una stilla di succo,
con modo forzato, mi ha lasciato:
a piangere per l'ideale bruciato,
a piangere per l'ostinazione placata,
a piangere per l'emancipazione repressa,
a piangere per l'abbandono dei miei amati,
a piangere, e ancora a piangere, piangere, piangere...

Tuttora, io, verso simil essere,
truce e irriguardoso
dell'umano ingegno,
seppur con modi urbani,
tento sì di oppormi;
ma sono sforzi vani.
Eh sì, ahimè! I miei,
sono fiacchi tentativi
senza alcun sostegno,
che al primo fremito,
penosamente ricadono:
come sogni svaniscono.

Dove sei finito, mio Creatore?
A chi, se Tu mi hai ripudiato,
a chi, devo rivolgere
la mia sottomessa supplica?
No, no, no, non può essere
che Tu, l'Onnipotente,
non vedi e non odi,
il mio pietoso gemito;
e tu, animoso compagno
di intellettuali lotte,
dove ti sei cacciato?
Neppure a te posso rivolgere
questa sommessa geremiade?
No, no, no, non può essere
che tu, il fraterno amico,
t'allontani e non guardi
il mio pietoso stato.
Io, supplice miserabile,
senza la tremolante fiammella,
che mi indica il cammino,
come posso incedere
senza incespicare?
Come posso avviarmi
verso l'uscita che non scorgo?
La vitale speranza,
di alitare libero,
se ne va senza pietà,
e senza rimedio, soggiace
all'umana crudeltà.

È nell'anima, la sofferenza
più feroce: le vigorose membra,
vibrano, s'agitano, scattano,
e mi è gravoso ammansirle.

Cuore, mio pallido cuore,
che penosamente pulsi,
orsù, riattizzati,
poniti in marcia,
elevati, rimonta,
va su, ancora più in alto,
mostra come una volta
la tua potenza,
fatti valere;
risorgi e abbatti
la dannata mestizia,
che attanaglia e assorda,
questo capo appesantito,
sul dolorante petto riverso.

GRIECO SALVATORE - PRATO


Poesia senza senso

Parole, pensieri. Una penna d'oca, delle dita che scivolano sul foglio
del tuo cuore.
Immagini, visioni.Una telecamera spenta, sordi rumori e un film
senza pellicola.
Incidi i tuoi ricordi nella carta colorata del tuo spirito.
Oh sussurro, oh dolce sospiro
Il pagliaccio piange su quel circo troppo nero
Bambini sorridenti e troppo soli. Genitori assenti “ Dove sei mamma?”
Sorda muta emozione
Osserva l'incubo dei tuoi sogni
Coro senza maestro. Voci incapaci di cantare.
Cieco suono delle corde
Corde da attaccare
Corde da tagliare
Corde da suonare
Enigma dei tuoi occhi. Espressione vuota delle tue labbra.
Rosso il tuo angelo
Si avvicina e ti urla
“ SCAPPA”
Erotismo. Brivido.
Scossa da un insulto ignobile
Ardore senza pudore. Fatica dei tuoi anni.
Poesia senza Senso.

GUARDINO ROMINA - TRABIA








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9 Agosto 2006
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