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Premio di Poesia Circolo Empedocleo - Edizione 2007

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I TESTI DIALETTALI

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E adesso …

In un deserto di solitudine
errante l'animo
anela dolcezza e tenerezza

ma una sera d'estate
strette fra le mani le note
e …… Tu
incantevole poesia di un'alba

e …… in Noi
voglia incredibile esplode
per lasciarci trasportare
da giovanili emozioni mai sopite
e accarezzate solo dai sogni

mentre ….. Io
aggrovigliato e cullato
fra le tue docili braccia
disperdo i miei occhi nei tuoi
e crude lo spasmo
li fonde veri

per avvolgerci ancora di più
nel turbine dell'estasi
ad abbattere il passato
e i fantasmi del presente

sempre in agguato a ghermire
le innocenti prede beate
nel verde pascolo agognato
e chine alla fonte a dissetarsi

felici di librarsi nell'aria tersa
e rigogliosa di turgida linfa

per affidare un virgineo cuore
ad una marziale passione
e nutrirsi per ore del calore
che accende l'eterno fuoco

E adesso …… Io
non voglio perderti

E adesso …… Tu
non vuoi perdermi

E adesso …… Noi
e l'infinito.

PADULA DOMENICO ANTONIO - TURSI


Non potevi non andare

Non potevi non andare
Non potevi non tornare

Prima della sposa avrò il talamo
prima della donna avrò il letto.
. errava il giovane Ulisse,
gambe corte e lungo sguardo,
per l'isola petrosa, Itaca.
Poi vide l'albero immenso,
vecchio più della sua stirpe,
giovane re, dall'occhio acuto.
Lo accarezzò, l'albero maestoso,
ne sentì il fremito, l'arcana vita
sotto la scorza inerte.
Il giorno appresso lo si vide,
re appena cresciuto, re
pastore, re abile di mani
e di pensiero, innalzare un palazzo,
il suo, intorno all'albero.
Non si curò dei mormorii
né delle fronde ingombranti.
Costruì e costruì, aveva fretta:
dopo il letto, la donna,
dopo il talamo, la sposa.
Bello fu il palazzo, nessuno
rammentava l'albero prigioniero.
Allora Ulisse, solo, si recò
nella stanza nuziale e parlò
all'albero, allo spirito che, certo,
l'abitava. Chiese perdono
per l'ardimentoso progetto e
s'apprestò all'opera febbrile.
Sfrondò la chioma, la cima tagliò,
piallò, spianò, levigò e sul tronco
reciso, costruì il letto. Fermò
il talamo, una barca incagliata,
una nave ancorata al porto
immobile per sempre.
Ma da un ramo, gettato a terra, trasse
bello e rifinito il remo.

Non potevi non andare
Non potevi non tornare.

Dopo il letto venne la sposa,
Penelope, essa vide il talamo
si consolò nel cuore. Il letto
aveva vive radici e profonde
come l'amore che lei sognava.
Il letto nave fedele
per sempre ancorata al suo grembo.
Volse gli occhi, seguì lo sguardo
dello sposo, fissava Ulisse il remo
tratto dal ramo dell'albero,
legno da legno, e viaggiava
già lontano, come straziato
dal desiderio di andare



e quello di restare. La fanciulla
serrò gli occhi, scordò il remo.
Finché Ulisse partì alla guerra.
La nave nuziale ancorata
a lunghe profonde radici,
ma il remo era legno da legno.

Non potevi non andare
Non potevi non tornare

Ulisse è qui, sente dire la sposa,
lei invecchiata vede lo sposo,
fatto giovane da una dea.
La guida nella camera, le parla
del loro segreto, l'albero
trasformato in talamo.
Ma ciò che Penelope vince
è il remo ancora compagno di Ulisse:
il ritorno non è mai eterno;
un'altra partenza è prevista.
Remo ed uomo Penelope sfiora:
perirai del legno,
dice Penelope ad Ulisse,
perirai del legno.
Che legno? Morrò nel mio letto
vecchio e vinto dagli anni?
Che legno? Morrò
seguendo il richiamo del remo,
in perigliosa navigazione
oltre il confine dei confini?
Di Penelope l'occhio profetico
scorge, ramingo e remoto,
un giovane che pare il re vetusto
si avvicina, audace,
cerca il padre. Vede un vecchio
sulla riva, ha un remo in mano.
Lo apostrofa duro, il giovane
orgoglioso, svelle il remo
di forza e lo cala pesante
sul vecchio. Ulisse muore,
il legno l'uccide. Il legno
del talamo, il legno del remo.

Perirai, Ulisse, dello strazio
di non poter non andare
di non poter non tornare.

PANTE' MARIA ROSA - BORGOSESIA


UN ANNO

Un anno…
Vagiti, notti insonni, i primi passi.
Un anno
qualche bacio, un letto, parole.
Inadeguata, smarrita, inerte…
Arrabbiata con il tempo,
quel tempo che ha voltato le pagine dei mesi
troppo velocemente per uno sguardo,
un sorriso, per parlare con le tue labbra.
E' un anno.
E ancora il calendario lo ricorda:
è un anno.
Ho passato tutte le stagioni,
ho giocato ma sono rimasta spezzata.
Sto malissimo e nessuno se ne accorge,
questo è un mondo sbiadito
e la tua immagine rimane viva, viva nel creato dei morti,
nomadi come fantasmi vestiti di bianco
sono una di loro. Sono loro.
Nostalgica senza parole
sto cercando di ricordare,
forse un biberon di ciò che nacque.
Ma mi hai abbandonata, tra i cantieri dell'anima
con un cuore disoccupato, a cullare non so nemmeno cosa.
Sospiro… era solo per dirti che…
sfoglia un'altra pagina del tempo.

PARADISO ANTONIETTA - MAGLIANO SABINA


Se ne avrò il coraggio

Vorrei regalare ai miei giorni futuri
ore silenziose , tranquille
circondate da un musica
che solo il silenzio puo' regalare .
Amero dei monti
il vento parlar nei rami d'inverno
il freddo dei tramonti d'estate.

Amero'dei monti
l'odore di mucche e pecore sparse
aggrappate a scogli di pietra
accozzate su scogli taglienti
come granelli di sabbia in un mare in tempesta
mai paghi di dimore trovate .

Amerò dei monti
il silenzio di notti stellate .

Amero',
perche' vissuto nei monti ,
nascondendolo all'oblio del tempo
il ricordo di fanciullo
tepore di una mano amica
che sorreggendo i passi di bimbo tremante
donava amore .

Poeta di versi stonati
poeta di una vita diversa
canta
canta ancora
canzoni perfette nell'anima
strappate
urlate

PASSARELLI ANGELO - VINCHIATURO - CB


Il Vuoto

Una lettera d'amore
Senza un destinatario che la legga,
parole passionali
senza un cuore a cui essere sussurrate,
una candida penna
senza un' abile mano che la usi,
un poeta innamorato
senza la sua musa ad ispirarlo.

PELLEGRINO LUCA - SALERNO

Cena

La città deserta non lo è mai
ad ogni ora ha il suo via vai
di signore signori e barboni.
È sola forse ad ora di cena
quando sono tutti nelle case
e chi ancora rimane per le strade
mi passa davanti in fretta
pedalando dritto sulla bicicletta.
È a questa ora a ogni finestra
un brusio come di orchestra
prima che ne entri il maestro
a questa ora quel suo gesto
zittisce un prepararsi
sulle tovaglie di piatti di stoviglie
e i gatti cominciano a leccarsi
i baffi e si grattano sulle caviglie.
Stasi ed è la pace dell'estate.

Ed è una domestica battaglia
tra il coltello che sferraglia
con la forchetta e la bottiglia
e il cucchiaio e il rumore dei bicchieri
e il paniere col pane di ieri
e accade così quell'istante felice
quando ognuno si ferma e dice
che vorrebbe morire a questa
ora di cena a questa ora di festa
per viverla eterna e serena.

Chiude gli occhi sul sorriso della madre
il bambino e muore anche il padre
soddisfatto del suo stanco riposo
e muore lieve la donna col suo sposo
e i vecchi si sa vanno lasciati morire
nella gioia estrema e nell'estremo soffrire
e anche i gatti paiono contenti a finire
questa vita con la pancia piena
solo la ragazza di vent'anni ha la pena
d'alzarsi al più presto da tavola
morire tutti felici non gliene duole
ma stasera proprio non vuole
perché i giovani con la vita hanno un patto
vivere e volere sempre altro
e la morte con la falce come una favola
la guarda e sorride sulla porta
avrà più fortuna un'altra volta

PERSICO TONY ERNESTO - CARAMANICO


Sigilli su Ibla

Passo per passo mi inseguo

per far rotolare sul mio corpo

che percorre fluido caldi marmi.

Quei ripieni di vite

che si affacciano come ombre.

Ombre che sono vuoti,

stati di abbandono.

Le poliedriche forme di libertà

del vento natio si addensano

soddisfatte di presenza,

come vigili precisi nel cadenzare

le proprie code fluttuanti

come virgole.

Sguardi in cornice

si addensano in ricerca.

Vesti turchesi scendono

dalle fitte grate ornate di ruggine.

Bimbi dall'espressione scultorea

si perdono nel tempo.

Corpi di gesso protetti,

occhi e ginocchia inondati di lumini,

luci arancioni per gestire il paesaggio nel serale.

Il mio intimo sobborgo borbotta

di ritmi scoscesi e poi di nuovo pianure

susseguono.

Su questi tetti emergono isole di gabinetto:

vasche e serbatoi plastificati di acceso blu

quasi a confondersi col cielo che resta furbo.

Tra le tegole di vecchie case,

quel grigio concavo si mescola

come disceso ed incastrato.

Verdi foglie

imbrattate qua e là di rosse bacche

si affacciano curiose

da resti di antichi davanzali,

dai corpi nudi e tumefatti delle pareti.

Fuoriescono vite,

spruzzi vegetali di grande rigore.

Ricche parrucche riempiono spoglie grate.

Nel silenzio del tempo che scorre tra le pietre,

negli orari di dissesto

mi vengo ad astrarre.

Inserisco la mia intima nudità

tra le rarefatte persiane.

PICCIONI ILENIA - ROMA


Alibi
 
E' l'immobilità geniale
che determina la scena,
un musicale brivido
in sincopato battito.
Lascia gli azzurri fumi della notte
deprezzata ormai d'assoluta leggerezza
lo sai
non è fuoco quel che scalda
ma solo un invadente urgenza
d'evasivo dire e nascosto imbroglio.
Seguimi
è in discesa il mio sentiero
ma che non sia per te indecenza,
battezzalo incantesimo o magia
forgia l'alibi
nel tuo pauroso piombo
duttile
a poterlo rinnegare
sciogliere e ricreare.

Fallo, prima di dovere scivolare
in vorticoso amare.
 
PIERI CLELIA PIERANGELA - GERMANIA


La Storia e la storia

Sono la Storia gli uomini
che lavorano e studiano, amano,
e soffrono, cantano e dipingono
murales sulle piazze del mondo;
gli uomini che accendono l'utopia,
sfidano il potere e i suoi maggiordomi
e lottano insieme per cambiare
lo stato presente delle cose.
Sono la Storia gli uomini
che domano la rabbia con la ragione,
avvolgono il dolore nell'impegno
e cavalcano la tempesta
col coraggio della verità;
gli uomini che non fuggono battaglia
né temono sconfitta
perché la guerra dei potenti
non concede tregua né pietà.
Sono la Storia gli uomini
che seminano la vita ai figli di oggi
e di domani e chiamano la memoria
che mostri loro la strada.
Come il vino genuino che matura
nelle vecchie botti di rovere racconta
il lavoro costante del vigneto.
Sono la storia di giorni mediatici
menzogne e paura.
La crudeltà delle vittime servita
da compunti maggiordomi in livrea
al terrore degli innocenti.
La generosità dei carnefici offerta
dal sorriso delle puttane di turno
all'opportunismo degli ipocriti.
Storia di giorni mediatici
verità violentate in via della borsa
da ricatti ed affari.
Facce sorridenti di manager
che servono l'economia della morte
all'indifferenza dei clienti.
Nani di corte in frac che celebrano
gli eroi di finte guerre umanitarie
alla credulità degli sciocchi.
Storia di giorni mediatici
le fiabe grottesche di Goebbels
narrate al sonno dei giusti.
Come vino al metanolo versato
caldo nei calici di cristallo della notte
dall'editore di riferimento.
Sulla sua spiaggia eterna oggi, domani
o dopo la Storia detterà alla storia
la dignità degli uomini.

PIETRINI PAOLO - LA SPEZIA


Alzheimer

Cerco la mia Storia
la cerco per il mio domani
perché il mio ieri
è il trapezio tra le mie mani.

Cerco il mio Passato
lo cerco tra le mie cose,
nel ricordo che sempre
con i miei sogni mi ha parlato.

Cerco la mia Memoria
ora che come luce natalizia,
persi i suoi sfavillanti colori,
s'alterna con perfida malizia.

L'altrieri, ieri e l'oggi
Si son fusi
Tu , Altri, Io..
altrove, là e qui
si son confusi.

Le parole le penso
e mentre le dico
si svuotano ingarbugliate
in altro senso.

 Io oggi …o forse ieri
ero Uomo del vostro mondo,
domani …..o forse oggi
mi vedo nei vostri pietosi
e terrorizzati occhi … marziano furibondo.
 
Non è il senno che ho perduto!
ma il ricordo di chi ero…
di chi sono ….
ed il mio sogno ora è muto!

E quando da Uomo
Sarò divenuto ignara “cosa”,
Perché è questo il mio certo destino,
ricordateVi che non è solo il profumo …
nè la spina che fà di un fiore una rosa!

PIRRONE GIUSEPPE - ACIREALE


LO SCIVOLO DORATO

Un bimbo
si dondola
su un'altalena
di luce
tra miraggi
seducenti
e tra fasci
di lucenti
raggi solari;

Un ragazzo
insegue
l'arcobaleno
oltre
la pozzanghera
che riflette
il cielo
argenteo
ancora gocciolante;

Un uomo
s'osserva
riflesso
sul vetro
della finestra
mentre fuori
rumori e frastuoni
e tuoni
echeggiano nell'aria;

Guizzano sogni
d'ogni età
sul dorato scivolo
che in un lampo
conduce alla fine.

PITEO NICOLA - MESTRE


ANATOMIA DALL'ANATOMIA

Ascolta cucciolo!
non avere paura del bisturi
ma con mano sicura
Taglia
Affonda la lama nelle parole
Dividi secca inchioda
“garza tamponare tamponare!”
asciuga tra parola e parola
aspira il sangue
devi vedere
bene
dove lavori
usa le pinze
ecco quella parola non è parola ma metastasi
di se
ha subito una traslazione di 135°
decidi con la velocità di un chirurgo
vogliamo parole o metastasi
un agnello un leone o
o una piccola dolce coccinella omosessuale?
guerra &/o pace?
riposo o sonno?
La rivoluzione o un contorno di verdure cotte?
Ora sai la parola
pensiamo ai tessuti
ancora le pinze
Prendiamo un lembo di tessuto
tiriamo verso noi
distacchiamolo
poniamolo dopo il suo conseguente
creiamo un precedente
intrecciamo tessuto con tessuto
tessiamo una treccia
che si perda
piangendo della sua stessa creazione
disperata di non avere cloni
con cui truccare il gioco prima di scoparsi alle 0.25 di questa notte
Hai cucito la tua giacca di seta?
Cosa possiamo metterci dentro?
Quale pelle muscolo osso fegato polmone trippa
o cuore ne farà un ballerino
una ballerina un prete un fiscalista una parrucchiera o una puttana?
Non ci serve
una giacca vuota
ne il vuoto di una giacca
ma sapere se è la giacca di un generale
o quella del pigiama
dell'anima di un suicida
comunque
sapere
lo stile della giacca che abbiamo
Ora frughiamo nella tasca
destra della giacca
infila bene le dita
cerca
cerca bene
il lattice dei guanti limita il tuo tatto
“ecco! eccolo! Trovato! ”
lentamente fallo uscire
posalo sulla garza
guarda
è un perfetto sferico nocciolo
siamo arrivati
al centro
intorno a cui tutti ballano
senza sapere di ballare intorno
al centro
il nocciolo non fa differenza tra un ritardato mentale
e me
e tra me
e me o te
guardalo fissalo trapassalo senza tregua
Il Venerdì fa in modo che
lentamente trasudi sangue
lascia che le spine si conficchino in lui
fino ad implodere
in un meschino
onanistico bacio


Hai scritto!.


POLI SANDRO - TERNI


Città d'acqua

Al mattino è gialla,
una rosa tea appena sbocciata.
Sulle altane deserte
risuona la voce chioccia dei piccioni.
Il tramonto è arancio,
la luce calda trattiene i gabbiani
che virano incerti verso il mare aperto.
Nella pioggia è grigia metallica,
grigia soffusa nella nebbia,
un acquerello su carta seppia.
Con il sole è sfavillante di marmi,
di notte è blu profondo
con sprazzi di verde smeraldo e rosso vermiglio.
Fasci di luce tagliano l'oscurità,
vigili occhi di fanali gialli sulle bricole
si frantumano in caleidoscopi di scaglie d'oro
sull'acqua densa color petrolio.
Un sopranista dispiega nel silenzio
la sua voce artefatta e conturbante,
un'anziana turista accenna un passo di danza
nello scenario barocco delle vetrine illuminate.
Ombre si disegnano sulle colonne,
ombre veloci e sinuose
che si aggirano indisturbate
sulle pietre della città d'acqua.

PONSERO SILVANA - VILLAR DORA - TO


LA SAGRA

Vicoli ciechi
Buche infinite
Cieli ingannatori
Macchie in attesa……
……ed entra anche tu,
nella sagra comune;
entra tra la folla impazzita,
mischiati agli altri,
nella corsa senz'ordine,
nei meandri del dubbio,
nella quiete perenne della vera risposta.

Mi chiesero di entrare?
-no,di forza mi rapirono
e nella folla mi mischiarono
per farmi confondere
con la squallida sostanza

Buttati nel rogo,
districati tra i rovi,
tra i confusi pensieri
della squallida sostanza

Passano fermate
passano stazioni
cogli le apparenze
cogli ciò che vedi
come segno della vera risposta in quiete perenne
E' un segno veritiero?
O t'inganna con sorriso, cavia sincera?

Cercando spiccioli per terra
elemosinando qualche parola confortante
…..sorriso temporaneo……..
……il dolore ritornava,
nella sua veste di dubbiosa risposta.

Che è questo vento?
mi dice qualcosa?
Che è questo mare?
mi dice qualcosa?
Che è questo cielo rosso-grigio?
mi dice qualcosa?
Avverto minacce
lugubri grida


pianti insanguinati
pensieri protratti a pietose domande di conforto
……….e quando sarò morto?

E' finita la sagra!
la banda familiare
suonerà il pianto
e sarà la parata,
quella mia
quella tua,
dell'estremo saluto,
della grassa speranza,
dell'umano dolore

E ricomincerà la sagra,
il nuovo rapimento,
qualcuno si mischia,
e poi ancora la parata…….

Rifletto e penso,
ed il pensiero va a pezzi
se tento di seguire ciò……..
……..fino allo scorrere dei tempi

PUGLISI GIANCARLO SEBASTIAN - CATANIA








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9 Agosto 2006
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